«Era già tutto scritto, tutto confezionato ma mi batterò con ogni mezzo perché questa onta sulla mia comunità venga cancellata». Nella serata di ieri, il ministro dell’Interno ha decretato lo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose del comune di San Giorgio Morgeto, piccolo centro nella piana di Gioia Tauro. Una notizia che non coglie di sorpresa il primo cittadino Salvatore Valerioti, ma non per questo risulta meno dura da accettare.  

 

«Si capiva dall’inizio che si trattava di un decisione preconfezionata ai danni del mio comune – ha attaccato il sindaco sangiorgiese – Una vicenda nata male, per una inchiesta che riguarda la Valle D’Aosta e che voglio sottolineare non ha nulla a che vedere con il nostro comune, con la mia maggioranza e con questa comunità. Questo è un teorema costruito, un intreccio perverso fra pezzi dello Stato che hanno gestito male la vicenda e politici del passato». 

 

Il primo cittadino, nella sua intervista, si riferisce una inchiesta dell’antimafia che ha riguardato l’arresto di presunti affiliati alla ‘ndrangheta in Valle d’Aosta e originari di San Giorgio Morgeto. Per questo motivo, a febbraio scorso si era insediata in municipio una commissione d’accesso che aveva iniziato a scandagliare negli atti amministrativi ed in eventuali parente o vicinanza tra membri dell’amministrazione comunale e appartenenti alla criminalità organizzata.  

 

La risposta del sindaco contro lo scioglimento è durissima. Valerioti ha convocato una conferenza stampa per dare il suo punto di vista sull’intera vicenda. Il primo cittadino si è detto pronto a contestare il provvedimento nel merito e nella forma. 

 

«Io rimango in attesa delle motivazioni di questo scioglimento. Io ho detto e ribadisco che non esiste un solo atto amministrativo che dimostri ingerenze della ‘ndrangheta in questo comune. Da quando ci sono io in questa stanza mai nessuno si è permesso di entrare e chiedere, o pretendere nulla. Siamo stati fermi e forti. San Giorgio non merita questa onta. Oggi mi assumo davanti ai miei cittadini che batteremo tutte le strade che la legge ci consente per difendere il nostro paese».