VIDEO | Il primo cittadino ha già fatto gli scatoloni e lasciato il suo ufficio dopo il provvedimento del Consiglio dei ministri. «È stata una pugnalata, anche se me l’aspettavo». E poi: «La mia colpa? Aver fatto troppo e bene»
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«È stata una pugnalata, anche se ero preparato a un esito negativo, ma sinceramente fino alla fine ho sperato nel senso di responsabilità e oggettività di chi doveva valutare, e invece…». La decisione del Consiglio dei ministri che ha decretato lo scioglimento del Consiglio comunale di Tropea non prende in contropiede il sindaco Giovanni Macrì che se l’aspettava - dice – ma sperava in un esito differente. Lo incontriamo nel suo studio legale, professione che aveva abbandonato per dedicarsi completamente alla politica, alla sua città che ha guidato per quasi sei anni. «Non conoscendo le motivazioni - spiega Macrì - non mi posso esprimere. Dovrei prima sapere cosa c'è alla base di questo gravissimo provvedimento, figlio di una legge medievale, non certo contemporanea», aggiunge amareggiato.
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Il sindaco commissariato, appresa ieri sera la notizia dello scioglimento, ha raccolto i suoi effetti personali e ha lasciato il suo ufficio, la cui porta questa mattina è rimasta chiusa in attesa dell’arrivo della commissione prefettizia che si è insediata nel pomeriggio e che traghetterà il Comune fino a nuove elezioni, che non saranno però le amministrative dell’8 e 9 giugno, perché, proprio a causa dello scioglimento, questo giro salta. E con la tornata elettorale è andata in frantumi anche l’ambizione di Macrì di ricandidarsi per il secondo mandato.
«La legge sullo scioglimento dei Comuni - dice Macrì - attenta alla democrazia, ai diritti fondamentali dell'individuo. Un provvedimento che rappresenta un'offesa alla mia dignità e al lavoro svolto in questi cinque anni di amministrazione».
E così Tropea, dal centro della scena per i consensi in ambito turistico, finisce nella bufera dopo lo scioglimento per presunte infiltrazioni mafiose. «Abbiamo ottenuto risultati importanti non solo per la mia città, ma anche per la mia Calabria. Abbiamo fatto un lavoro incredibile e spiace che sia stato tutto gettato alle ortiche», prosegue rammaricato.
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Non è la prima volta per Tropea. La località turistica del Vibonese nota in tutto il mondo per le sue bellezze paesaggistiche e già "borgo più bello di Italia", era stata sciolta per infiltrazioni mafiose nel 2016 e commissariata fino al 2018 quando venne eletto sindaco Giovanni Macrì. Da allora ad oggi un’azione amministrativa che ha rilanciato l’immagine della città a livello internazionale. «Evidentemente qualche sbaglio l'ho commesso e quando parlo di sbagli mi riferisco all'eccessivo lavoro che ho svolto - dice sarcastico -. Ho alzato troppo la testa e mi sono fatto notare troppo. E chi si fa notare troppo in questa regione non ha strada lunga davanti a sé. Molti mi hanno definito un accentratore, qualcuno persino un dittatore. Ma io sono disposto a mettere la mano sul fuoco sulla bontà dell'azione amministrativa, perché non ho mai – ripete – mai, mai e poi mai favorito criminali di alcun genere, organizzati e non. Siamo stati un baluardo di legalità e abbiamo ostacolato chiunque abbia tentato di fare i propri interessi ai danni della comunità». Poi aggiunge: «Mi prenderò tutte le responsabilità. Se ho sbagliato pagherò per quello che è stato commesso in questi quasi sei anni di gestione amministrativa. Ho il cuore sereno, la coscienza a posto. I fatti, i lavori, gli atti parleranno». L’ormai ex sindaco si rivolge anche ai suoi concittadini: «Spero che in questa parentesi commissariale vi prendiate cura della città, così come ho fatto io in questi anni. Purtroppo la mia azione oggi viene paralizzata, potrò fare poco o nulla, quindi tutto è in mano a ognuno di voi». Non nasconde poi il timore che Tropea possa fare un salto all'indietro e pregiudicare il lavoro fin qui svolto.
Ora che farà? «Tornerò a fare l’avvocato e tornerò ad occuparmi di ciò che in questi anni ho totalmente trascurato. Mi riprenderò il mio tempo, i miei spazi, la mia vita».
E la politica? «Ora è presto per pensarci, prima dovrò conoscere le motivazioni alla base dello scioglimento, ovviamente presenteremo ricorso al Tar, poi si vedrà».