È stata annullata senza rinvio l'ordinanza di custodia cautelare in carcere per Fortunato Martino, detto "Nato", arrestato lo scorso luglio nell'ambito dell'inchiesta "Planning" coordinata dalla Dda di Reggio Calabria. Lo ha stabilito la Cassazione.

Più nel dettaglio, la Suprema Corte ha accolto il ricorso degli avvocati Tonino Curatola e Corrado Politi, difensori di Martino ritenuto un «imprenditore espressione della 'ndrangheta» e per questo accusato di associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita. In particolare, secondo la Dda, Nato Martino sarebbe stato uno degli organizzatori e garanti dell'infiltrazione della 'ndrangheta nei settori della rivendita di materiale edile, della costruzione di edifici, della gestione di impianti sportivi e di centri commerciali dedicati alla grande distribuzione alimentare. In sostanza, per i pm, Martino avrebbe garantito la remunerazione degli investimenti che la cosca effettuava nelle sue attività beneficiando dell'intimidazione del sodalizio per imporre gli acquisti presso la sua rivendita di materiale edile.

L'operazione "Planning" ha riguardato diversi imprenditori che, oltre alla misura cautelare in carcere, si erano visti sequestrare anche beni e società per un valore di 32 milioni di euro. Con la sentenza della Cassazione, l'imprenditore torna libero ma rimane indagato nell'inchiesta della Dda.