«È con profondo rammarico, ma anche con piena consapevolezza che esprimiamo il nostro disappunto per l'ennesimo tentativo di dare alla Sanità calabrese una guida all'altezza e ritrovarsi invece ancora con una guida deludente quanto a competenze manageriali e sanitarie». Lo affermano, in una nota, Alessandra Baldari (segretaria generale Fp Cgil Calabria), Luciana Giordano (segretaria generale Cisl Fp Calabria), Elio Bartoletti (segretario generale Uil Fpl Calabria).

«L'operato del Commissario della Sanità Longo – attaccano i sindacalisti - si sta rivelando, giorno dopo giorno, decisamente insufficiente, nonostante la serie di attività declinate dallo stesso in Consiglio regionale». «La situazione nella regione - proseguono - resta critica in tutte le strutture sanitarie e in molti centri che, nella generalità della zona arancione, spiccano con la colorazione rossa, ovvero con gradi di contagio particolarmente elevati che pongono un quesito sempre attuale, ma in questa regione che fine ha fatto il tracciamento? Per intenderci, quello che le Usca, mai potenziate e messe a regime secondo gli standard nazionali, avrebbero dovuto attivare per tenere a bada i cluster? E i finanziamenti destinati a queste attività che fine hanno fatto?».

«Riguardo l'andamento della vaccinazione - affermano ancora i sindacalisti - emergono particolari contraddizioni tra i tre piani non efficacemente interconnessi che generano ancora oggi rallentamenti nella somministrazione ai più fragili e fughe incontrollate che riguardano fasce di popolazione che non avrebbero piena priorità, ma che sempre più spesso vengono vaccinate a scapito di una logica che giustamente esige la protezione dei cittadini maggiormente a rischio, con la conseguenza della necessità di ricovero nelle strutture sanitarie, ormai in estrema sofferenza da troppo tempo a causa di mancati interventi risolutori riguardo il numero di posti letto dedicati, dovuti alla insoddisfatta priorità di procedere celermente alle assunzioni, nonostante le cospicue risorse assegnate alla nostra regione e le deroghe ai vincoli assunzionali previste proprio in ragione dell'emergenza pandemica».

«Non solo, è davvero imbarazzante che sia lo stesso commissario che, con argomentazioni molto discutibili espresse nel corso di una trasmissione televisiva, sia protagonista di una decisione che ha riguardato una parte di dipendenti pubblici, “i suoi”, senza tener conto di operare una concreta discriminazione in danno dei cittadini ultra ottantenni e più fragili che sono ancora in attesa del vaccino ed una differenziazione anche sullo stesso luogo di lavoro, la Cittadella regionale, o un distinguo con i dipendenti del Consiglio».