Ottengono un modestissimo sconto, per ora e tuttavia ancora del tutto insufficiente, le regioni del sud Italia nel riparto del fondo sanitario nazionale. Argomento assai spinoso poiché l'assegnazione delle risorse contempla anche la compensazione della mobilità passiva e attiva che ogni anno comporta un pesante prelievo, soprattutto, per il meridione che paga un tributo assai salato per le prestazioni sanitarie effettuate fuori dai propri confini. Gli importi vengono trattenuti a monte dal ministero dell'Economia e delle Finanze sulla base del numero di pazienti curati nelle regioni del nord Italia e a queste assegnate direttamente in sede di riparto del fondo.   

Mobilità in lockdown

La partita è stata di recente giocata in sede di Conferenza della Regioni contemplando una serie di modifiche, rispetto al passato, capaci di tener conto anche del fisiologico calo di emigrazione sanitaria causato nel 2020 dal dilagare della pandemia e dal divieto di spostarsi tra regioni. Uno stravolgimento tale che ha necessariamente inciso anche sulle quote di mobilità che annualmente le regioni maggiormente attrattive riscuotono a danno di quelle con una sanità più fragile e incapace di garantire risposte assistenziali. Un primo correttivo è stato introdotto, ad esempio, nella legge di bilancio 2021 che al comma 491 dell'articolo 1 prevede di tener conto dell'emigrazione registrata nell'anno precedente (il 2020), al contrario di quanto avvenuto sinora. Ad esempio nel 2020 si è contabilizzata la mobilità del 2018 e, quindi, di due anni prima.

Accordo al ribasso

Così nel riparto del fondo sanitario 2021 si è deciso di tener conto dei flussi di mobilità del 2020, in teoria più fedeli al fisiologico calo avvenuto per effetto del Covid che ha nei fatti impedito i viaggi delle speranza verso il nord Italia e di cui evidentemente nel 2019 non vi era traccia. Ma il calcolo degli spostamenti è avvenuto però solo ipotizzando un acconto, poichè non vi è ancora un dato preciso sul numero esatto di pazienti emigrati né cifre, di conseguenza, sulle reali quote da assegnare ai singoli territori che hanno, infine, erogato le prestazioni. L'accordo raggiunto in sede di Conferenza delle Regioni ha, quindi, stabilito di utilizzare i dati relativi alla mobilità registrata nel 2019 applicandovi una riduzione del 18%. Il dato è puramente ipotetico ed è frutto di contrattazione tra le regioni.

Il conto salato

In sede di confronto, infatti, si è deciso di utilizzare come indicatore alcune cifre fornite dall'Emilia Romagna e dal Veneto - estratte dai rispettivi database informativi - da cui si desume un calo dell'indice d'attrattività sanitaria verso le due regioni dichiarate attorno al 18%. Nel riparto del fondo sanitario così le regioni del sud Italia, che storicamente scontano copiose emorragie di pazienti, anche quest'anno continueranno a pagare al nord Italia importi per prestazioni che presumibilmente i propri cittadini non hanno ricevuto semplicemente perchè impossibilitati a raggiungere le consuete "mete" sanitarie a causa delle restrizioni imposte dal dilagare della pandemia. Pazienti che verosimilmente hanno rinunciato alle cure o si sono fatti assistere nella propria città con costi sostenuti dal  proprio servizio sanitario regionale. 

Modesto sconto

Il conto sarà saldato solo successivamente nel riparto del fondo 2022, quando si avranno dati certi e non più ipotetici dei reali spostamenti tra regioni, effettuando un eventuale scomputo sulle maggiori risorse assegnate quest'anno in forma di acconto. Una percentuale che, tuttavia, si annuncia già ben più alta dell'ipotizzato calo del 18% - dichiarato in sede di Conferenza delle Regioni dall'Emilia Romagna e dal Veneto - intanto perchè non si tiene conto, ad esempio, della battuta d'arresto avvenuta in Lombardia, territorio tra i più attrattivi ma anche tra i più violentemente colpiti dalla pandemia, per molti mesi rimasta in zona rossa.

Dal Sud al Nord

Intanto anche quest'anno copiose risorse saranno drenate dalle casse del sud e incanalate verso il nord pur senza aver ottenuto alcun beneficio per i cittadini del meridione in termini di assistenza. A titolo d'esempio, la Calabria nel 2019 ha registrato una mobilità passiva pari a 281 milioni di euro. Nel riparto del fondo 2021 saranno però ugualmente trattenuti alla fonte, e quindi al ministero dell'Economia e delle Finanze, 230 milioni di euro che andranno alle regioni del nord, storici attrattori dei pazienti calabresi mentre le casse della Regione potranno "beneficiare" del modesto sconto di 50 milioni di euro, pari appunto al pattuito 18%.