Le indagini vertono sul falso ideologico. Tra gli indagati anche l'ex direttore generale dell'Asp di Cosenza, Gianfranco Scarpelli
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Negli ultimi anni la sanità cosentina è balzata spesso agli onori di cronaca, ma quasi mai per buone notizie. Numerose inchieste giornalistiche, pochissime quelle della magistratura, hanno raccontato come l'Asp di Cosenza sia un'azienda per lo più a carattere privato. In più di una occasioni si è potuto verificare come le leggi siano considerate un optional, interpretate a seconda dei gusti e delle volontà di regie più o meno occulte.
Singolare è la storia che riguarda un gruppo di medici, sfociata a un certo punto in una interrogazione parlamentare. Una storia ingarbugliata e a tratti grottesca che forse avrebbe meritato più attenzione giornalistica.
La vicenda ha origine nel 2011, ma ritorna attuale perché nel frattempo, la magistratura ha aperto un'indagine sul caso e lunedì 3 dicembre il Gip del tribunale di Cosenza deciderà se rinviare a giudizio le persone coinvolte, tra cui spicca l'ex direttore generale dell'Asp di Cosenza Gianfranco Scarpelli.
Ma per capire come si è arrivati ad oggi, e addentrarci negli intrecci della sanità cosentina, è necessario ripercorrere la vicenda dagli inizi.
I fatti
Subito dopo la chiusura del punto nascita di Acri, avvenuta il 30 giugno 2011, tre dirigenti medici con contratto a tempo determinato vengono trasferiti all'ospedale Annunziata di Cosenza a seguito del protocollo d'intesa tra ASP e Azienda Ospedaliera sull'utilizzo del personale. I tre erano da considerarsi in "prestito" temporaneo da parte dell'Asp, di cui erano effettivi dipendenti, sia dal punto di vista giuridico che da quello economico.
Ma sin da subito, il trattamento di uno dei tre dirigenti medici, che per convenzione chiameremo Mario, nome di pura fantasia, sarebbe stato diverso rispetto a quello riservato alle altre due colleghe. A lui, per più, di un anno toccheranno anche i turni all'ambulatorio di ostetricia e ginecologia all'ospedale di San Marco Argentano, poi, a settembre 2012, verrà inviato per un lungo periodo allo Spoke di Cetraro.
Quest'ultima disposizione, tra l'altro, sarebbe avvenuta senza alcuna procedura di evidenza pubblica e senza attingere da alcuna graduatoria.
Il reparto della discordia
Se fin qui tutto poteva essere considerato nella norma, nell'autunno 2013 succede che al reparto ginecologia dello Spoke di Castrovillari serve personale medico ed è proprio a questo punto della storia che comincia il caos da cui si snoda il resto della vicenda perché è da qui in poi che l'Asp di Cosenza assumerà una serie di provvedimenti quanto meno contraddittori.
Il 7 febbraio 2014 il direttore generale Gianfranco Scarpelli dispone il rientro in servizio delle due dottoresse in prestito all'ospedale di Cosenza per integrarle a Castrovillari, esattamente come imporrebbe il buon senso; ma il 21 febbraio, il dottor Paolo Gangemi chiede all'azienda di valutare l'opportunità di sospendere la disposizione di servizio, suggerimento che viene accolto sei giorni più tardi quando Palumbo, che sostituisce momentaneamente Scarpelli, autorizza le ginecologhe a rimanere in servizio a Cosenza.
Ma a Castrovillari, la carenza di personale sta diventando un dramma, così il 3 aprile 2014 Palumbo indice un avviso pubblico rivolto esclusivamente ai medici di Ostetricia e Ginecologia dello Spoke di Paola/Cetraro, proprio dove è stato trasferito il medico con diversa disparità di trattamento. Nella speranza, forse, che sia ancora lui a sacrificarsi.
Il rientro di Scarpelli
Quando Gianfranco Scarpelli rientra dopo due mesi di sospensione inflittagli dalla Procura generale del Tribunale di Cosenza, il giorno stesso concede l'assenso preventivo alla mobilità in uscita verso l'uoc GinOst dell'azienda ospedaliera di Cosenza alle due dottoresse, quasi fosse una priorità, mentre a Castrovillari vengono inviati altri due camici bianchi. Sembra quasi che due ginecologhe dall'ospedale di Cosenza non debbano muoversi per nessuna ragione al mondo.
Invece Mario, evidentemente, non sta proprio simpatico a Scarpelli, il quale gli ordina comunque di effettuare due accessi settimanali presso il consultorio familiare di Castrovillari, pur continuando la sua principale attività a Cetraro.
Ma a Castrovillari la mancanza di personale è diventata una vera e propria emergenza e stavolta il direttore generale Asp dispone il rientro in servizio delle dottoresse. Sembra che tutto, alla fine, abbia finalmente un senso, ma 12 giorni prima del trasferimento il Dipartimento tutela della salute e politiche sanitarie della Regione Calabria autorizza loro la mobilità verso l'Ao di Cosenza.
L'intervento della Anaao Assomed
A questo punto interviene a gamba tesa il segretario aziendale dell'azienda sanitaria provinciale di Cosenza del sindacato Anaao Assomed il quale invita formalmente «a non autorizzare la mobilità che viola la normativa vigente e lede i diritti degli altri Dirigenti Medici costretti ad operare in condizioni di non sicurezza a causa dei turni gravosi necessari per assicurare la piena operatività dell'U.O.».
La mobilità volontaria in ingresso, tra l'altro è una procedura non eseguibile per il personale a tempo determinato e non è ammissibile in questo caso perché il dipendente, essendo seguito dal suo contratto originario nel passaggio da una azienda ad un'altra, porta con sé anche la dotazione di ferie maturate con il medesimo contratto.
Tutto e il contrario di tutto
Qualche giorno più tardi il sindaco Occhiuto emette un'ordinanza con la quale impone al direttore generale dell'ospedale di Cosenza di assumere 7 dirigenti medici con contratto a tempo determinato. Ma l'azienda ospedaliera di Cosenza si oppone all'ordinanza con ricorso al TAR adducendo come motivazione la sussistenza del blocco del turnover (essendo la Regione Calabria in regime di piano di rientro).
Quindi, si può assumere quando si tratta delle due ginecologhe, a cui, ricordiamo, è stato stipulato un contratto nuovo di zecca, ma non quando la carenza del personale si trasforma in una vera e propria emergenza.
La revoca
Il 19 novembre 2014 il Dipartimento tutela della salute e politiche sanitarie, revoca l'autorizzazione regionale alla mobilità delle dottoresse, autorizzazione che gli stessi avevano concesso esattamente 6 mesi prima.
il 24 novembre 2014, per questa controversa vicenda, il commissario ad acta della sanità, generale dottore Luciano Pezzi, firma il provvedimento di decadenza dell'incarico del dottor Scarpelli come direttore generale dell'azienda sanitaria provinciale di Cosenza.
L'esposto
Ma quando il 23 dicembre 2014 l'azienda sanitaria provinciale di Cosenza insiste nel mettere in discussione il provvedimento di revoca della mobilità, tre medici, tra cui Mario, depositano un esposto alla Procura della Repubblica di Cosenza denunciando le presunte illegalità e le inadempienze delle due aziende sanitarie (azienda sanitaria provinciale e azienda ospedaliera di Cosenza).
L'epilogo
A febbraio 2015, l'azienda sanitaria provinciale di Cosenza prende atto del provvedimento emanato da un ente superiore e dispone la riassunzione in servizio delle dottoresse con decorrenza da concordare con l'azienda ospedaliera di Cosenza. Che vanno via nel settembre successivo, ma solo dopo che il nuovo commissario ad acta Massimo Scura, una ventina di giorni prima, con il decreto 87 autorizza il reclutamento di nuovo personale, da inviare, guarda caso, anche al reparto di ostetricia e ginecologia dell'ospedale Cosenza. Chiaramente, è specificato nel decreto, alcuni posti sono stati riservati ai medici a contratto determinato.
Al concorso partecipano entrambe le dottoresse di questa annosa vicenda e ancora il caso vuole che una delle due effettivamente vinca, mentre l'altra prosegue la sua attività medica nel posto in cui è stata assegnata, e cioè un ambulatorio, ma sempre a Cosenza.
Gli indagati
Per questa vicenda risultano indagati: dott. Gianfranco Scarpelli (ex direttore generale dell'Asp Cosenza); dott. Remigio Magnelli (attuale direttore del personale Asp); dott. Vincenzo Scoti (ex direttore del personale dell'Azienda Ospedaliera Cosenza), dott. Luigi Palumbo (ex direttore generale dell'Asp CS); dott. Mario Veltri (attuale direttore sanitario aziendale dell'Azienda Ospedaliera Cosenza.
Il presunto reato su cui i magistrati cercano di fare luce è il falso ideologico ed esclusivamente l'abuso d'ufficio per uno soltanto.
Pm contro la sua stessa procura
Ma pensare che le stranezze di questa vicenda siano finite qui, è sbagliato. Perché se è vero che il prossimo lunedì 3 dicembre il Gip Branda dovrà decidere se mandare a processo gli indagati, è giusto sottolineare come si sia arrivati a quest'ennesimo atto della storia.
In un primo momento la procura di Cosenza indagava sull'abuso d'ufficio e il falso ideologico, ma i giudici decidono di archiviare. Non c'è dolo, dicono, e le inadempienze o eventuali errori sono da imputare semmai a norme ignorate in buona fede.
Il Pm Frascina, però, non è d'accordo, e per far prevalere le sue ragioni si rivolge al Tribunale del Riesame, a cui si rivolgono solitamente gli indagati, per chiedere di andare avanti con le indagini. Il Riesame, effettivamente, cancella il reato di abuso d'ufficio, non riscontrando nessun beneficio per gli indagati, ma riconosce che c'è più di una ragione per sospettare l'attestazione del falso negli atti pubblici a cui si fa riferimento.