VIDEO | Sul posto un pool di esperti per verificare le caratteristiche tecniche della strada ed eventuali responsabilità. Presenti come sempre diversi volontari anche se il numero è diminuito rispetto ai primi giorni: «Non ci fermeremo finché non lo avremo trovato»
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Si continua a scavare, perlustrare, cercare in un silenzio educato e rispettoso a San Pietro Lametino. A fare rumore solo i mezzi meccanici e i generatori di corrente in una zona che nei giorni sembra avere cambiato volto. Dopo l’arrivo di centinaia di volontari da tutta la Calabria e non solo i numeri si sono ridotti, ma non l’energia e la determinazione di chi da quel maledetto venerdì non ha mai smesso di cercare di offrire il proprio contributo nelle ricerche del piccolo Nicolò. Tanti i semplici cittadini e i privati che hanno messo i loro mezzi agricoli a disposizione: «Viviamo di agricoltura – ci dicono – sappiamo come adoperare queste macchine. Non potevamo restare a casa».
Anche il punto di raccolta ha abbandonato i contorni dell’emergenza per assumere quelli di un lavoro a medio – lungo termine. Nell’area sono stati disposti i bagni pubblici e allestita una tenda della Croce Rossa stabile per accogliere chi dovesse avere malori. Malori che nei giorni scorsi non sono mancati, stante il caldo e la forte emotività. Quel sentimento di empatia verso un padre che cerca il suo bambino e verso una madre che si prima di spirare si è vista strappare dalla braccia dalla furia delle acque le sue creature. Una tragedia di dimensioni immani per la quale si cercano i responsabili. Se ieri sui corpi di mamma Stefania e del piccolo Cristian sono state effettuate le autopsie la Procura ha inviato sul posto un pool di esperti per verificare le caratteristiche tecniche della strada ed eventuali falle, errori, responsabilità. Occhi puntati anche sul torrente Cantagalli, la cui cattiva manutenzione lo avrebbe trasformato in una bomba ad orologeria che nell’alluvione di giovedì scorso avrebbe trovato la carica per esplodere.
I tecnici del Cnr hanno ieri fatto dei prelievi del terreno che sono da oggi in appositi laboratori per essere analizzati. Si tratta di prelievi fatti con tecnica georadar che dovrebbero permettere di individuare il bimbo qualora fosse finito molto in profondità. Intanto, con il passare dei giorni sul posto cresce la diffidenza. Nessuno vuole più parlare, dicono che lo avrebbe chiesto la famiglia di Stefania, Nicolò e Cristian. Temono che le ricerche vengano interrotte, che dopo il clamore cali il silenzio e nessuno paghi per quanto accaduto. Mentre loro, i volontari, non vogliono abbandonare il posto finché Nicolò non tornerà dal suo papà.