Nel primo e unico paese calabrese in lockdown ancora prima del tanto atteso dpcm Conte e ancora prima che l’ombra della zona rossa aleggiasse sulla Calabria, le strade sono deserte. Gli abitanti di San Pietro a Maida, nel Lametino, sono ligi e stanno rispettando le raccomandazioni del sindaco: non uscire da casa se non per lavoro o salute.


Ufficialmente nel borgo di poco più di quattro mila anime i positivi sono trentatré, ma si potrebbe trattare di un “numero civetta”, falsato dal fatto che l’esplosione di sempre più focolai e il rincorrersi di emergenze ha fatto sì che la “situazione San Pietro” venisse messa in stand by.

 

In soldoni, non si ha conoscenza dell’esito di centinaia di tamponi. Una défaillance non da poco, il sistema è ingolfato, tra test da effettuare e processare e tracciamenti da avviare a Catanzaro confluiscono migliaia di richieste e dati. C’è chi attende i risultati del proprio tampone da oltre una settimana, c’è chi è in isolamento e non sa se può uscire.

 

E ci sono i sindaci che denunciano il loro senso di solitudine come quello, appunto, di San Pietro a Miaida Domenico Giampà: «Siamo stati abbandonati dalle istituzioni, combattiamo da soli in un sistema che ormai è saltato».

 

«I sindaci – spiega- dovrebbero essere messi nelle condizioni di sapere più rapidamente gli esiti dei tamponi, magari facendoli accedere alle piattaforme o potenziando i laboratori». Oltre al lockdown imposto da Giampà, sono decine e decine i cittadini che all’isolamento sono tenuti perché non hanno ancora conoscenza della loro eventuale positività.

 

Resta poi il fatto che quando arriveranno gli esiti si tratterà in molti casi di risultati che fotografano una situazione relativa a molti giorni prima e che nel frattempo potrebbe essersi modificata. Intanto, il sindaco ha avviato on line una raccolta di fondi da impiegare nel sostegno della comunità in questo momento difficile e delicato. Una comunità che si sta dimostrando unita e compatta, consapevole del delicato momento che sta vivendo e pronta ad affrontarlo con dignità per poi rialzarsi più forte.