Almeno 3.500 braccianti stagionali che forniscono manodopera a basso costo ai produttori locali di arance, clementine e kiwi vivono in insediamenti informali, tendopoli o capannoni abbandonati. A otto anni dalla rivolta di Rosarno nella piana di Gioia Tauro sono pressoché invariate le condizioni di vita e di lavoro.

 

«I grandi ghetti di lavoratori migranti rappresentano uno scandalo italiano rimosso dalle forze politiche», denunciano i Medici per i diritti Umani (Medu) che da cinque anni con una clinica mobile seguono le loro condizioni di salute. Il "ghetto" più grande è quello della zona industriale di San Ferdinando che, in un capannone e nella vecchia fabbrica adiacente, accoglie il 60% dei lavoratori stagionali della zona tra cumuli e roghi di rifiuti.