Secondo l’amministrazione «la tendopoli non è mai stata concepita come una soluzione definitiva ma solo una tappa di un processo di ospitalità diffusa»
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«Lo sgomento che inevitabilmente ci assale di fronte alla nuova tragedia, stavolta verificatasi all'interno della nuova tendopoli, non deve offuscare uno sguardo che, al contrario, deve restare lucido rispetto a questa realtà che è in continua evoluzione e che reclama soluzioni adeguate e sostenibili». Lo afferma, in una nota, l'Amministrazione comunale di San Ferdinando, secondo la quale, quella di stamani è «una morte che esige una risposta».
«La nuova tendopoli - prosegue la nota - dotata di sistemi antincendio, di videosorveglianza, di impianti elettrici rispondenti alle prescrizioni normative, regolamentata da un codice di comportamento utile a garantire la qualità della convivenza e minimizzare tutti i rischi, garantita da un presidio fisso dei vigili del fuoco e dalla presenza costante delle forze dell'ordine, è il risultato di una sinergia virtuosa che è stata costruita per garantire ai migranti le condizioni migliori, pur nella limitatezza dei mezzi. Questa evenienza luttuosa, che lascia sul terreno un'altra giovane vittima, impone, tuttavia, un'ulteriore riflessione che consenta di uscire dall'affanno di una gestione emergenziale di questo fenomeno, che non può essere né esorcizzato, né rimosso ma deve essere governato nella sua complessità e all'interno di questo territorio. Un territorio che ha bisogno di essere ripensato criticamente, che ponga al centro i suoi drammi ma anche le sue tante potenzialità e che individui nel lavoro l'unica leva per allontanarsi dalla deprivazione e accedere alle dinamiche dello sviluppo. È il lavoro l'unica forza capace di trasformare in profondità questa nostra realtà e diventare condizione di prosperità, serenità sociale, cittadinanza attiva e di naturale integrazione per i migranti».
«La tendopoli - conclude l'Amministrazione comunale di San Ferdinando - non è mai stata concepita come una soluzione definitiva ma vuole essere solo una tappa di un processo più articolato che deve porsi come obiettivo un'ospitalità diffusa e garantita dalla certezza e dalla dignità di un lavoro, all'interno di un teatro produttivo, sociale e culturale che escluda sfruttamento e xenofobia».