Positivo confronto tra il segretario nazionale della Federazione sindacati indipendenti Sarah Yacoubi e il console tunisino del Mezzogiorno, Beya Ben Abdelbaki
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Il segretario nazionale della Federazione sindacati indipendenti Sarah Yacoubi ha incontrato il 26 marzo al consulato Tunisino, il console tunisino del Mezzogiorno, Beya Ben Abdelbaki.
L'incontro, in un clima di cordialità e di collaborazione, riferisce una nota, ha consentito un confronto aperto anche su temi delicati come l’immigrazione clandestina, che oggi in Italia regge la maggior parte del dibattito politico e culturale. Sia la Yacoubi che il console Beya Ben Abdelbaki hanno concordato sul fatto che il fenomeno va visto e affrontato in un’ottica avulsa dalla propaganda elettorale. «Pertanto al fine di pervenire ad una corretta analisi e gestione della presente crisi occorre analizzare il passato, ribadisce il comunicato, prendere atto del presente ma guardare al futuro. Occorre ricordare infatti che fin dalla preistoria, l’uomo si spostava da un territorio all’altro, in cerca di cibo, e di un posto accogliente per vivere. La migrazione dei popoli fra un continente e l’altro ha così consentito la sopravvivenza dell’uomo sul pianeta»
Tra i tanti avvenimenti che hanno caratterizzato la storia Italiana, uno dei più importanti è stata sicuramente l’emigrazione: «Il popolamento di alcuni paesi del mondo, si deve, in gran parte, a questo fenomeno; nel secolo scorso, paesi extra- europei ricchi di risorse naturali, hanno incoraggiato la migrazione di alcuni popoli. Tra il 1870 ed il 1970, circa 27 milioni d’italiani lasciarono l’Italia per andare in cerca di fortuna nel “ nuovo mondo”. Ma ancora oggi – continua la nota - migliaia di giovani Italiani insoddisfatti delle opportunità ( o sarebbe meglio dire delle mancate opportunità ) Italiane si recano all’estero, specialmente in Inghilterra, ove possono, o sperano, realizzare le loro aspirazioni».
«Se ci pensiamo bene, sono le stesse cose che gli immigrati oggi cercano in Italia e/o in Europa: stabilità economica e lavoro, ma si badi bene con l’aggiunta non proprio trascurabile della ricerca dell’incolumità personale»
Specialmente quest’ultimo dettaglio – auspicano concordemente sia Sarah Yacoubi che il console Tunisino Beya Ben Abdelbaki - ci deve indurre a rivedere «l’odierna politica sull’immigrazione per uscire dalla mentalità emergenziale intervenendo sia a monte che a valle degli sbarchi ovvero di riaprire canali regolari di immigrazione, concordati con i paesi d’origine, selezionati in base alle esigenze del mercato, per poi intervenire sia a livello europeo che nazionale con una politica della fermezza rispetto all’immigrazione irregolare, fattore che costituirebbe un segnale forte per dare ai cittadini la doverosa sensazione che lo stato controlla, attraverso i flussi, i confini, non più forzati dai barconi dei disperati».
Il successivo processo di integrazione strutturata fatta di agenzie nazionali che si occupano professionalmente della questione, che indicano criteri minimi, «che controllano, selezionano, valutano e respingono chi non lavora all’altezza degli standard individuati riporterebbe le migrazioni sotto il controllo degli stati e consentirebbe di ritornare a una situazione più accettabile anche per il nostro mercato del lavoro e per le nostre società. Diversamente, l’accoglienza così come oggi è fatta rischia di essere solo una spesa improduttiva, che produce dropout anziché integrazione».
«Siamo convinte che i flussi migratori- concludono sia Sarah Yacoubi che il Console Beya Ben Abdelbaki - sono, come tali, regolabili e canalizzabili, almeno in buona misura. Occorre ora decidere se lasciarli alla mercé dei nuovi schiavisti, o assumersi la responsabilità di affrontare i problemi per provare, finalmente e definitivamente, a risolverli», concludono.