La lettera resa pubblica con l'intento di ringraziare i soccorritori intervenuti a Vibo Marina in quella calda giornata d’agosto. Il malore in acqua poteva rivelarsi fatale per l'uomo che racconta: «Il mare che tanto amavo stava diventando la mia tomba»
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Colto da infarto, un uomo ha rischiato la vita mentre trascorreva una tranquilla giornata al mare. Salvato da un poliziotto e da un vigile del fuoco, il signor Francesco Arcona ha scritto una lettera per ringraziare le persone che lo hanno soccorso e per raccontare la sua disavventura. La missiva è stata inoltrata al capo della Polizia, Franco Gabrielli; al prefetto di Vibo Valentia, Giuseppe Gualtieri; al prefetto di Reggio, Michele Di Bari; ai questori di Vibo Valentia e di Reggio Calabria Andrea Grassi e Raffaele Grassi e al comandante provinciale dei vigili del fuoco di Vibo Valentia Salvatore Tafaro. Ne riportiamo il contenuto.
«Egregi rappresentanti delle Istituzioni,
chi vi scrive è un uomo ultrasessantenne che come ogni estate – ormai da così tanti anni che non ricordo nemmeno più - si reca nella frazione marina del comune di Vibo Valentia per usufruire del meraviglioso mare che questa nostra splendida terra ci offre. Quest’anno, a differenza degli anni passati, però, ho rischiato di rimanere risucchiato all’interno di quel mare che tanto amo. Infatti domenica 5 agosto 2018 – una normalissima domenica di agosto, calda e con un cielo limpido - mi sono recato, di buon mattino con mia moglie, nella spiaggia libera di Vibo Marina per trascorrere una giornata di mare e sfuggire dal caldo della città. Tutto filava per il meglio sino a quando per scappare dal caldo e dal mormorio delle persone accalcate sulla spiaggia, ho deciso di fare una nuotata allontanandomi dalla riva. A quel punto lancio il mio pallone a largo con l’intento di recuperarlo facendo una normalissima nuotata. Quel pallone non lo raggiungerò mai.
Il racconto: «Ho provato ad attirare l’attenzione dei bagnanti»
Infatti la mia disavventura inizia proprio in quegli attimi. Il pallone si allontana sempre più distante dalla riva per via della corrente che spingeva verso il largo, quindi, cerco di nuotare più velocemente per raggiungerlo, quando improvvisamente sento che non riesco a nuotare. Ogni bracciata si fa sempre più pesante. Il mare che inizialmente era calmo inizia ad incresparsi e sento sempre più forte la corrente che mi spinge verso il largo. Provo immediatamente, con tutta la forza che mi restava in corpo, ad attirare l’attenzione delle persone che erano presenti sulla spiaggia. Sento il cuore pulsare sempre più forte, il respiro sempre più pesante. Provo un forte dolore al petto a cui si susseguono delle forti fitte.
«Il mare stava diventando la mia tomba»
Comincio anche a non riuscire a stare a galla e sempre più spesso vado sott’acqua per pochi ma interminabili secondi. Inizio seriamente a pensare che sia giunta la mia fine e comincio a vedere tutta la mia vita passarmi davanti. Mi assale un forte senso di disperazione e ripeto tra me e me che ancora è troppo presto per morire. Voglio ancora abbracciare i miei cari e vedere crescere i miei nipoti. Quel mare tanto amato stava però per diventare la mia tomba.
Ma quando tutto ormai sembrava finire tragicamente, nessuno riusciva a sentirmi e il mare si faceva sempre più grosso, sento una mano che mi afferra per una spalla. Subito mi stringo a quella mano che per me era la mano di Dio. Ero in panico e avevo nel contempo il cuore che batteva dalla gioia di sapere che qualcuno si fosse accorto di me e che probabilmente mi sarei salvato. Nonostante ciò, vado ancora sott’acqua e questa volta riesco a rendermi conto che non ero solo ma stavo trascinando verso il fondo del mare anche colui che ha messo in pericolo la sua vita per salvarmi. Sento la voce di quell’uomo, che con un tono fermo, mi diceva di fidarmi di lui che era un poliziotto e di fare tutto ciò che mi raccomandava e tutto sarebbe andato per il meglio.
Il salvataggio in mare
Mi rendo conto che nelle prime fasi del salvataggio con il mio comportamento impulsivo avevo messo in difficoltà il mio soccorritore, ma era tanta la paura di morire che ho reagito d’istinto. Devo dire che però quell’uomo è stato molto bravo. È riuscito a calmarmi e subito dopo ha iniziato a nuotare trascinandomi con lui. Mi parlava per tutto il tempo e ho anche notato, in verità lo ricordo come in un sogno, che anche lui era forte difficoltà. Nonostante tutto, mi ha riportato a riva rischiando la propria vita. Una volta steso sulla spiaggia lo vedevo che mi stava accanto, allontanava i tanti curiosi che si sono radunati intorno a noi per cercare di farmi respirare meglio. A quel punto noto arrivare un’altra persona ad aiutare il mio soccorritore e anche lui cerca di tranquillizzarmi dicendo di essere un vigile del fuoco e che tutto sarebbe andato per il meglio. Il tempo passa ma i due uomini sono accanto a me per tutto il tempo, compiono ogni manovra utile per rianimarmi e mi ripetono che tutto andrà bene, quindi, si attivano immediatamente per chiamare i soccorsi. Dopo poco sono arrivati i medici e l’ambulanza che mi ha trasportato all’ospedale di Vibo Valentia. Ma non è finita qui.
L’intervento a Germaneto
Lo sforzo che avevo sostenuto in acqua mi ha provocato un principio d’infarto tanto che da Vibo Valentia sono stato trasportato nella tarda serata, d’urgenza, all’ospedale di Germaneto (CZ), struttura all’avanguardia per la cura di molte patologie e in particolare delle malattie del cuore. Il giorno successivo, dopo tutti gli accertamenti del caso, sono stato operato d’urgenza per l’impianto di due “stent” al cuore avendo subito due occlusioni delle arterie. Finalmente dopo 4 giorni sono potuto tornare a casa dai miei cari. Stanco, acciaccato per l’operazione ma felice di poter stare ancora in mezzo alle persone che amo, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli e i miei nipoti.
«Sono stati i miei angeli»
Voglio ringraziare il poliziotto e il vigile del fuoco, che da alcuni siti internet ho appreso che lavorano rispettivamente alla Questura di Reggio Calabria e al Distaccamento Vigili del Fuoco di Vibo Marina. Uomini che con grande prontezza, grande prova di professionalità, umanità e senso civico, hanno avuto un ruolo decisivo in questa storia, due grandi persone, due “angeli”. Mi rivolgo a voi al fine di poterli ringraziare pubblicamente, manifestando la volontà di una ricompensa, un segno di riconoscenza anche da parte dello Stato e dei cittadini, a uomini rappresentanti dello Stato, che con il loro intervento hanno dimostrato, a me e a tutte le persone presenti, un senso civico non comune che solo chi come voi, quotidianamente si adopera per gli altri, può espletare al meglio in forza del giuramento fatto. Con stima e riconoscenza voglio far giungere, per il vostro cortese tramite, un sentito grazie!».