Oltre 300 imputati e 600 avvocati, udienze finite anche a tarda sera. Ecco come il collegio giudicante ha portato a termine il processo
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A distanza di quattro anni dal giorno del blitz, il tribunale collegiale di Vibo Valentia, presieduto dal presidente Brigida Cavasino, ha messo il primo punto al processo “Rinascita Scott”. Un’inchiesta mastodontica che ha trascinato oltre 400 persone davanti alla giustizia italiana. In ordinario, svoltosi perlopiù nell’aula bunker di Lamezia Terme, c’erano 338 imputati, di cui 207 condannati e 131 tra assolti e prescritti.
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Il processo conclusosi il 20 novembre 2023, dopo oltre un mese di Camera di Consiglio, ha sì confermato l’esistenza delle cosche di ‘ndrangheta nel territorio vibonese, ma ha escluso anche che alcuni politici, come Gianluca Callipo e Pietro Giamborino, con le loro condotte abbiano favorito la mafia.
Per affrontare la vastissima istruttoria dibattimentale il tribunale di Vibo Valentia ha fatto i miracoli. Il collegio giudicante è mutato per il trasferimento ad altra sede del giudice a latere Gilda Romano e la complessità del procedimento ha messo a dura prova il piccolo presidio di giustizia del Vibonese che conta pochi giudici sia nel penale che nel civile. È infatti tra i tribunali in maggior sofferenza nel panorama regionale, tra i più in difficoltà a livello italiano, per una costante carenza di personale che più volte è stata segnalata al Consiglio Superiore della Magistratura.
Il nostro network ha affrontato più volte il tema, dando la possibilità al presidente del tribunale di Vibo Valentia, Antonio Di Matteo, di lanciare messaggi ben precisi all’organo di auto-governo della magistratura italiana. Appelli che sono riusciti comunque a fare quadrato sull’organizzazione interna del tribunale, in qualche modo scosso dalla ricusazione iniziale del giudice Tiziana Macrì, presidente della sezione penale dibattimentale del tribunale di Vibo Valentia, chiesta dalla Dda di Catanzaro per alcuni provvedimenti emessi in precedenti inchieste contro imputati che erano a giudizio anche in “Rinascita Scott”.
Il collegio giudicante, composto da giudici di prima nomina, che hanno cercato di condurre il processo nel migliore dei modi, con udienze terminate anche dopo le ore 22, e programmate quasi sei giorni su sette, ha lavorato con tre pubblici ministeri – Andrea Mancuso, Antonio De Bernardo e Annamaria Frustaci – e oltre seicento avvocati giunti da tutti i fori italiani. Una fatica enorme per tutti in una landa desolata, quella dell’aula bunker di Lamezia Terme, dove all’inizio era quasi impossibile prendere addirittura un caffè durante le pause processuali. Oggi l’aula è dedicata ai processi “Petrol Mafie”, “Imponimento” e “Reset”, mentre a breve sarà teatro anche di “Maestrale-Carthago”.