«In Calabria il famoso maxiprocesso voluto da Gratteri si sta trasformando in un reality. Dei tabelloni giganteschi sono apparsi nelle ultime ore in Calabria per pubblicizzare un evento televisivo che andrà in onda da venerdì 21 aprile in un circuito tv calabrese. Il titolo è emblematico “Rinascita Scott, il processo alla ’ndrangheta”. Quando me l'hanno girato, non credevo ai miei occhi. Pensavo fosse una bufala. Ed invece è tutto vero». Lo scrive in una nota Amedeo Laboccetta, presidente dell'associazione Polo Sud ed ex deputato, ripresa da Adnkronos. Si legge ancora nel lancio d’agenzia dedicato alle dichiarazioni di Laboccetta: «Ma è questo un paese normale? La giustizia spettacolo non dovrebbe essere consentita. Non so cosa ne stia pensando il dottor Gratteri e cosa dice sul tema il Csm. Tutto normale? Presidente Mattarella, vuole battere un colpo? Si attendono commenti», conclude Laboccetta.

Giornalismo, non reality

Non sappiamo quali commenti attenda l’ex deputato Laboccetta e la persona (o le persone) che gli hanno «girato» il “titolo”. Nel frattempo offriamo loro il nostro contributo. Intanto i fatti: venerdì sera, alle 21.30, su LaCTv (ecco il «circuito tv calabrese»), andrà in onda la prima puntata di una nuova produzione del gruppo editoriale Diemmecom: Rinascita Scott – Il maxiprocesso alla ‘ndrangheta. Non è affatto un reality, ma un programma giornalistico di inchiesta ed approfondimento dedicato al maxiprocesso in corso nell’aula bunker di Lamezia Terme, uno dei più imponenti procedimenti giudiziari della storia italiana. Verrà condotto da Pino Aprile, uno dei più grandi intellettuali italiani, e Pietro Comito, tra i più esperti cronisti giudiziari calabresi. Racconterà il processo, darà voce a tutti i protagonisti, comprese le difese. Non produrrà un “processo mediatico”, non sarà un “processo al processo”, ma aprirà, attraverso il racconto delle emergenze dibattimentali di Rinascita Scott, un’analisi, storica e attuale, sulla società italiana, sul condizionamento delle mafie e sulle attività di contrasto al crimine organizzato. Nella prima puntata ospiti Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, Nando Dalla Chiesa, figlio del generale Carlo Alberto, Giovanni Tizian e Michele Albanese, giornalisti sotto scorta, Enzo Ciconte, docente di Storia delle mafie, Pantaleone Sergi, storico inviato di Repubblica. A cui si aggiungono numerosi contributi, tra cui le interviste a diversi avvocati impegnati nella difesa degli imputati del maxi. È un programma giornalistico, farà cronaca e analisi, e che rifugge dalle logiche del giustizialismo e da un peloso garantismo.

Rouge et Noir

Ancora, i fatti. Amedeo Laboccetta è un ex deputato di Forza Italia e del Popolo della Libertà. Attualmente è il presidente dell’associazione Polo Sud, la stessa che ha avviato una petizione popolare affinché sia istituita una Commissione parlamentare d’inchiesta contro quello che definisce come il «partito dei pm». Attualmente, per completezza d’informazione, è imputato davanti al Tribunale di Roma nel processo denominato Rouge et Noir, quello – per intenderci – sulla celeberrima compravendita della casa di Montecarlo, lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni alla vecchia Alleanza nazionale, che sarebbe stata acquistata – è l’ipotesi dell’accusa tutta da provare in dibattimento – con i soldi dell’ex re delle slot machine Francesco Corallo. Coimputati di Laboccetta, nello stesso processo, con posizioni diversificate, quindi, Gianfranco Fini, la compagna Elisabetta Tulliani, il fratello ed il padre della stessa Tulliani, Giancarlo e Sergio. A suo tempo, fu tra gli arrestati, Laboccetta (sei mesi dopo, scarcerato, tornò in Parlamento), nell’inchiesta su Corallo, che fece luce su una presunta attività di riciclaggio transnazionale legata alle attività del ras del gioco on line e delle video-lottery.

«Due incarichi mostruosi»

Tra i principi del foro impegnati nel processo «Fini-Tulliani», difensore di Francesco Corallo, che di Amedeo Laboccetta – secondo gli inquirenti – sarebbe stato un collaboratore – vi era anche Giancarlo Pittelli. Pittelli, ex parlamentare, illustre avvocato e giurista, oggi è tra gli imputati chiave proprio del maxiprocesso Rinascita Scott. E dell’impegno di Pittelli nel procedimento che oggi vede coimputato Laboccetta lo apprendiamo proprio dalle intercettazioni acquisite al maxi che si celebra nell’aula bunker di Lamezia. Dialoga con un esponente della massoneria. I due parlano dei gradi da acquisire nel Grande Oriente d’Italia. Poi Pittelli dice di aver ricevuto «due incarichi mostruosi». «Bello!», risponde il suo interlocutore. Ed il noto penalista calabrese: «Un processo… Uno è il processo Fini Tulliani… Io difendo Corallo». «Che sarebbe?». «Quello che ha i soldi».

Guardate, poi giudicate…

«A pensar male si fa peccato», direbbe il Divo Giulio. Ma qui entreremmo già nel campo dei commenti che attende l’onorevole Laboccetta e che affidiamo alle risposte ad alcune domande. La narrazione del maxiprocesso Rinascita Scott spaventa così tanto? Perché uno dei più grandi procedimenti giudiziari della storia italiana deve essere confinato in un cono d’ombra? Perché un format di approfondimento giornalistico lo si contesta già prima della sua messa in onda? Perché lo si definisce reality? Guardatelo, ore 21.30, venerdì su LaCTv, canale 19 del digitale terrestre ed in streaming sulle testate web del network Diemmecom. Guardate e poi giudicate.