Rinascita Scott

I giudici stroncano le accuse contro Incarnato: «Giamborino e Cuomo non potevano essere suoi elettori»

Nelle motivazioni della sentenza anche la vicenda giudiziaria che ha visto coinvolto l'attuale segretario regionale del Psi. Per il collegio il politico cosentino era estraneo all'accordo economico tra l'ex consigliere regionale del Pd e l'imprenditore, il quale voleva realizzare un centro migranti a Paola

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di Antonio Alizzi
20 maggio 2024
20:00
Luigi Incarnato
Luigi Incarnato

I giudici di Vibo Valentia, che hanno presieduto il maxi processo antimafia Rinascita Scott, hanno escluso ogni responsabilità penale di Luigi Incarnato, già assessore regionale della Calabria in quota Psi e commissario liquidatore della Sorical.

Le accuse contestate a Incarnato

L'attuale segretario calabrese del Partito socialista italiano era accusato di aver favorito Pino Cuomo, tramite Pietro Giamborino, nella realizzazione di un centro di accoglienza per migranti da realizzarsi per l’appunto nel comune di Paola. Secondo la Dda di Catanzaro, Giamborino aveva proposto a Cuomo, che avrebbe accettato, di appoggiare la campagna elettorale di Incarnato, candidato del partito democratico alle elezioni di marzo 2018 e in cambio il politico li avrebbe agevolati intercedendo con il sindaco di Paola.


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Dov'era candidato Luigi Incarnato

Il collegio giudicante di Rinascita Scott ha ricostruito tutti i passaggi. L'imputato, all’epoca dei fatti era candidato con il Partito democratico nella circoscrizione di Castrovillari al seggio uninominale per la Camera dei Deputati. Pietro Giamborino, invece, era un ex consigliere della Regione Calabria e un personaggio politico di lungo corso, vicino al Partito democratico. Lo stesso Giamborino aveva legami con diversi esponenti politici, soprattutto tra i dem, come emerso nel corso del lungo monitoraggio.

Nella fase delle indagini, gli investigatori hanno rilevato che Luigi Incarnato dal 2016 era il responsabile della Sorical spa, la società che gestisce gli acquedotti della Regione Calabria, e in quel momento era candidato alle elezioni nazionali in quota Pd nella circoscrizione di Castrovillari. Per i pm antimafia della Dda di Catanzaro, Giamborino avrebbe fornito a al segretario regionale del Psi il proprio supporto elettorale, procacciandogli dei voti. Questo sarebbe avvenuto, secondo la pubblica accusa, con il coinvolgimento di Pino Cuomo, imprenditore calabrese, amministratore unico della società Gemes S.r.l., impresa che aveva ad oggetto, tra le altre cose, anche la gestione di mense e cucine, prestazioni di servizi per altre attività.

L’intenzione di Cuomo era quella di aprire un centro di accoglienza per migranti anche nel Comune di Paola, come a Rogliano e a Lamezia Terme, dove già esercitava la propria attività imprenditoriale nel settore dell’accoglienza dei migranti, ed era già stato accreditato presso la Prefettura di Cosenza. Incarnato quindi avrebbe messo a disposizione le sue conoscenze, facendo incontrare Cuomo e Roberto Perrotta, all'epoca dei fatti sindaco di Paola.

Cosa dicono i giudici di Rinascita Scott

Il collegio giudicante, analizzando le intercettazioni a supporto della tesi accusatoria e le ricostruzioni dibattimentali, hanno concluso così: «Se è innegabile la sussistenza del reato con riferimento a Cuomo e Giamborino, altrettanto non può dirsi con riguardo ad Incarnato, che non è mai presente quando si parla del supporto economico che doveva ricevere. È vero che Giamborino offre ad Incarnato il proprio sostegno elettorale e che costui lo accetta volentieri, ma non vi è la prova che Incarnato sapesse che alla base vi doveva essere uno scambio subordinato a “convincere” il sindaco Perrotta ad appoggiare il progetto dì Cuomo» evidenziano i giudici.

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«L’appoggio che Incarnato riceve appare legato più ad un rapporto di amicizia che Io lega al Giamborino e alla comune appartenenza dei due al medesimo partito politico» si legge nella sentenza. Ed ancora: «L’accordo criminoso posto in essere da Cuomo e Giamborino sia unico e si realizzi, da un lato, nel promettere e dare sostegno economico alla campagna di Incarnato, dall’altro, nel consegnare il denaro a Giamborino come prezzo della sua mediazione illecita. Ciò induce il Collegio a ritenere che l’azione criminosa sia unica e sia stata realizzata con più condotte frazionate» affermano i giudici.

Esclusione dell'aggravante mafiosa e voto di scambio

Il fatto, secondo i giudici, non risulta commesso da Incarnato per agevolare o rafforzare il sodalizio ‘ndranghetistico, ovvero per favorire le cosche mafiose della provincia di Vibo Valentia. Ed inoltre, «facendo proprie le argomentazioni spese in sede cautelare ritiene il Collegio che la fattispecie contestata non sia configurabile. La norma, infatti, punisce il mercimonio del voto e ha ad oggetto uno specifico patto illecito con l’elettore, ma né Giamborino né Cuomo potevano essere elettori dell’Incarnato, candidato nella circoscrizione di Castrovillari, dove nessuno dei due aveva la propria residenza».

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