Le schermaglie tra l’ufficio di Procura e le difese assorbono la prima parte dell’ultima udienza del maxiprocesso Rinascita Scott, che si avvia progressivamente alla chiusura del dibattimento e alla discussione. È il pm Andrea Mancuso a sostenere le ragioni del pool di Nicola Gratteri, gli avvocati Giorgia Greco, Rosa Giorno, Giuseppe Bagnato, Francesco Lione, Francesco Muzzopappa, Guido Contestabile, Maria Teresa Prestanicola, Enzo Trungadi e Salvatore Staiano ad avversarle. Motivo del contendere, l’acquisizione di una ciclopica produzione documentale ed informatica richiesta dalla pubblica accusa. Il collegio giudicante – presidente Brigida Cavasino, a latere Claudia Caputo e Germana Radice – concede come termine alle difese per la consultazione degli atti quello del 26 aprile per poi controdedurre.

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Tocca quindi ai periti delle difese, chiamati a pronunciarsi sulle intercettazioni, salire sul banco dei testimoni. Il primo è il consulente Gabriele Pitzianti, dopo essere stato sentito l'8 febbraio scorso, nell’interesse dell’imputato Domenico Cichello, presunto sodale del boss di Zungri Peppone Accorinti. Il professionista – rispondendo alle domande degli avvocati Maria Campagnoni e Pietro Chiodo – rileva come siano state «riscontrate nuove anomalie sulle intercettazioni, non c’è traccia di come sia stato trattato il dato digitale, mancano anche i verbali. Il contenuto e i dati delle intercettazioni periziate risultano differenti e incompleti rispetto a quanto sostenuto dalla Procura. Molte risultano vuote, senza alcuna conversazione e prive di informazioni essenziali (data, ora, interlocutori)». I periti del Tribunale hanno già confermato sulla mancanza dei dati e su alcune anomalie rilevate dal consulente Gabriele Pitzianti. Ora si cerca di ricostruire tutto.

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A seguire Antonio Miriello, perito tecnico per diversi imputati assistiti dagli avvocati Salvatore Staiano, Guido Contestabile, Francesco Muzzopappa, Diego Brancia, Enzo Galeota, Aldo Ferraro, Rosa Giorno e Alessandro Diddi e, tra questi, anche l’ex parlamentare Giancarlo Pittelli ed il boss di Tropea Tonino La Rosa. È proprio Staiano ad iniziare l’esame. Pone dubbi sulle modalità di conservazione e di copia dei file audio acquisiti tramite i trojan inoculati negli smartphone. In particolare, spiega come riguardo le intercettazioni dell’imputato Giovanni Giamborino, che rappresentano un caposaldo per l’accusa, «non si hanno più le tracce originali, ma solo copie, a causa della dismissione dei server di Innova. Ci sono pregiudizi per la difesa, ma anche per l’accusa ed il Tribunale?», chiede. La replica: «Nel caso in cui si presentino particolari incongruenze tra le copie – spiega il consulente – non possiamo capire cosa è accaduto se non abbiamo l’originale per effettuare una comparazione. In una traccia informatica – afferma Miriello – ci può essere una perdita di dati e senza dubbio, in assenza del file originale, un pregiudizio per le parti del processo».

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Da qui alle intercettazioni su Giancarlo Pittelli, tramite trojan, inoculato il 16 febbraio del 2018. «Le intercettazioni sono partite il 16 marzo 2018 – spiega il perito della difesa – ma essendo attivo il trojan per un certo numero di ore, a discrezione degli investigatori, dovremmo avere un verbale di inizio e fine intercettazioni per ogni captazione, che sarebbe indispensabile. Ma non l’abbiamo. Non abbiamo neppure i cosiddetti file di log, una sorta di “storico” che ci direbbe quando iniziano e quando finiscono le intercettazioni. Questo impedisce di avere dati fondamentali per le difese, per esempio date e ore». Al termine del suo esame, l’avvocato Staiano chiede che il Tribunale acquisiscano i file di log sulle intercettazioni telematiche e, al contempo, alla Procura di consentire copia alla difesa.

È quindi la volta dell’avvocato Guido Contestabile, altro legale di Giancarlo Pittelli, che nel suo esame richiama la presunta “Intercettopoli” che ha coinvolto il colosso dei malaware informatici Rcs, nota per aver noleggiato alla Guardia di finanza i trojan per le indagini sull’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara. Il perito Miriello, rispondendo alle domande del penalista, spiega che «l’infrastruttura dei server utilizzata per il captatore attivo su Pittelli è identica a quella del famoso caso Palamara, essendo peraltra stata richiamata nella relazione ministeriale prodotta nel 2019. Questi server – aggiunge il consulente – erano nella disponibilità esclusiva di Rcs e solo in parte della polizia giudiziaria. Ed è stato dimostrato come alcune tracce audio generate dal captatore su Pittelli si interrompessero e generassero un vuoto anche dal punto di vista logico anche nelle conversazioni intercettate. Il pregiudizio per la difesa dell’imputato, si comprende bene, è concreto, irreversibile ed evidente».