Riconosciuti colpevoli anche il colonnello dei carabinieri Naselli e il maresciallo della Guardia di finanza Marinaro. Tutti i "vip" coinvolti nell'inchiesta di Gratteri e giudicati dal Tribunale di Vibo
Rinascita-Scott, gli uomini chiave dell’inchiesta: da Pittelli a Marinaro condannati alle assoluzioni di Callipo e Incarnato
Rinascita-Scott, gli uomini chiave dell’inchiesta: da Pittelli a Marinaro condannati alle assoluzioni di Callipo e Incarnato
Rinascita-Scott, gli uomini chiave dell’inchiesta: da Pittelli a Marinaro condannati alle assoluzioni di Callipo e Incarnato
Rinascita-Scott, gli uomini chiave dell’inchiesta: da Pittelli a Marinaro condannati alle assoluzioni di Callipo e Incarnato
Rinascita-Scott, gli uomini chiave dell’inchiesta: da Pittelli a Marinaro condannati alle assoluzioni di Callipo e Incarnato
Rinascita-Scott, gli uomini chiave dell’inchiesta: da Pittelli a Marinaro condannati alle assoluzioni di Callipo e Incarnato
Sono passati quasi 4 anni da quel 19 dicembre 2019: più di 3000 uomini delle forze dell’ordine coordinati dalla Dda di Catanzaro misero a segno una delle più imponenti operazioni giudiziarie di sempre. Rinascita Scott ha rappresentato uno spartiacque importantissimo nella lotta alla ‘ndrangheta ed alle sue ramificazioni, ai rapporti con la massoneria deviata e la politica. Più di 400 capi di imputazione, oltre 900 testimoni da ascoltare ed un lungo processo celebrato nell’aula bunker più grande d’Europa, edificata per l’occasione.
Ecco quali sono state le decisioni dei giudici del collegio giudicante per alcuni tra gli imputati più importanti del processo. Per tutte le condanne, clicca qui.
È uno degli imputati più importanti dell’intero processo, politico di lungo corso e riferimento per tantissimi anni di Forza Italia in Calabria. Presente per anni in Parlamento, avvocato di lungo corso, ha difeso negli anni alcuni tra i più importanti boss del panorama calabrese ed è al centro dell’inchiesta imputato in Rinascita con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e anche di rivelazione di segreti d’ufficio. Tirato in ballo da diversi collaboratori di giustizia, ha sempre negato con forza l’idea di un suo coinvolgimento esterno nelle consorterie criminali calabresi ed ha lanciato diversi appelli affinché la sua posizione venisse rivista. Per lui la Procura aveva chiesto 17 anni.
Da enfant prodige del panorama politico calabrese a indagato di punta nel processo Rinascita Scott, quella di Gianluca Callipo è una posizione tra le più delicate di tutto il procedimento. Accusato di reati pesantissimi, quali concorso esterno in associazione mafiosa e concorso in abuso d’ufficio per omissione aggravato dalle finalità mafiose, quella dell’arresto di Callipo è stata una delle notizie più dirompenti dell’inchiesta Rinascita Scott, se si pensa che solo qualche anno prima era stato il principale avversario di Mario Oliverio alle primarie del Partito Democratico e che per anni è stato il sindaco di Pizzo, affascinante comune a strapiombo sul mare della Costa degli Dei.
Politico di lungo corso, tra i più importanti protagonisti della provincia di Vibo Valentia, Pietro Giamborino affronta una delicata posizione all’interno del processo Rinascita Scott. Un’esperienza politica lunghissima, due consiliature regionali, diverse provinciali e comunali, all’ex consigliere regionale contestano la vicinanza al durissimo clan del Piscopisani ed alcune vicende poco chiare. Per lui la Procura aveva chiesto 20 anni, accusa che ha contestato pesantemente: “Sono un uomo d’onore perché ho sempre servito le istituzioni senza mai piegarmi al malaffare”. E nella fine sta anche il suo principio: il richiamo al cattolicesimo e al processo che lo riguarda. “Mai avrei pensato di trovarmi in questa situazione, ma porto questa croce. I cattolici non si spaventano, in paradiso non si va in carrozza”. L’ex consigliere regionale del Partito democratico, nonché ex consigliere comunale a Vibo Valentia ed ex assessore alla Provincia di Vibo è accusato di associazione mafiosa (accusa riqualificata dal Riesame in concorso esterno in associazione mafiosa), corruzione elettorale ed il reato di traffico di influenze illecite.
Giorgio Naselli – che dal 2006 al 2017 ha rivestito incarichi direttivi al Reperto operativo, Nucleo Investigativo di Catanzaro – è indagato per concorso in rivelazione di segreti d’ufficio insieme all’ex senatore di Forza Italia ed avvocato Penalista, Giancarlo Pittelli ( anche lui arrestato). Secondo l’accusa, Giorgio Naselli nel febbraio 2018 avrebbe violato i suoi doveri inerenti alle sue funzioni, e comunque abusato della sua qualità di pubblico ufficiale, acquisendo notizie d’ufficio, che dovevano rimanere segrete, per trasferirle all’avvocato Giancarlo Pittelli. Il tutto per favorire l’imprenditore edile Giuseppe Mazzei, che assumeva essere stato vittima di una truffa e di essere stato per questo escusso dai carabinieri di Pioltello. Naselli avrebbe poi rivelato a Giancarlo Pittelli notizie sull’imprenditore Roberto Guzzo il quale, a suo dire, sarebbe stato oggetto di investigazione da parte della Guardia di finanza. Altre rivelazioni Giorgio Naselli avrebbe fatto a Pittelli ed all’avvocato Giulio Calabretta (anche lui indagato) nel rivelare notizie coperte da segreto riguardanti l’amministratore fittizio Giuseppe Calabretta (fratello dell’avvocato) della M. C. Metalli srl.
Indagato per concorso esterno in associazione mafiosa è anche Michele Marinaro, 51 anni, di Girifalco. Maresciallo della Guardia di finanza in servizio alla Dia (Direzione Investigativa antimafia) di Catanzaro e successivamente alle dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri a Roma, secondo l’accusa avrebbe fornito in modo sistematico ai vertici dei clan – per il tramite dell’avvocato Giancarlo Pittelli (arrestato) – notizie sulle attività investigative in atto nei confronti degli esponenti della ‘ndrangheta vibonese.
Marinaro è quindi accusato di aver commesso anche “specifiche rivelazioni del segreto d’ufficio ovvero raccolto, indebitamente e fuori verbale, informazioni dai collaboratori di giustizia, la cui escussione gli era stata delegata dall’autorità giudiziaria, in maniera esorbitante rispetto alla delega ricevuta ed al contesto investigativo in cui era stata conferita”. Per lui la Procura aveva chiesto una condanna a 17 anni.
Al momento dell’arresto era il segretario regionale del Partito Socialista Italiano in Calabria ma da sempre il suo nome ha segnato un’epoca intera nel panorama politici moderno.
Attualmente collaboratore del sindaco di Cosenza, l’accusa per Incarnato, in passato assessore regionale ai Lavori pubblici, è di corruzione elettorale. Giamborino avrebbe anche intascato del denaro dall’imprenditore interessato. L’albergo che avrebbe suscitato l’interesse dell’imprenditore è l’hotel Alahambra. Quando l’operazione sembrò sfumare, per le difficoltà tecniche manifestate dal sindaco dell’epoca, Roberto Perrotta (che non è indagato), Giamborino avrebbe proposto all’imprenditore di spostare l’operazione su Vibo Valentia, chiedendo, in ogni caso, che gli fosse corrisposto il denaro pattuito per avergli procurato l’incontro con il sindaco di Paola. A Giamborino la procura distrettuale antimafia di Catanzaro contesta l’aggravante di avere agito per consolidare il potere della ‘ndrina.
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