VIDEO | I carabinieri hanno scovato nel corso della notte il capo della ‘ndrina dei “Cassarola” attiva sulla città di Vibo Valentia
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A quasi un anno dal maxi-blitz Rinascita-Scott, i carabinieri hanno arrestato nel corso della notte Rosario Pugliese, 54 anni, alias “Saro Cassarola”, di Vibo Valentia, latitante dal 19 dicembre 2019. A scovarlo sono stati i militari dell’Arma del comando provinciale.
Si tratta di uno dei principali imputati dell’operazione Rinascita-Scott, ritenuto al vertice dell’omonima ‘ndrina che ha il controllo del quartiere Affaccio di Vibo Valentia. Rosario Pugliese, la cui accusa principale è quella di associazione mafiosa, è in particolare accusato di essere il capo ed il direttore del sodalizio mafioso del clan dei “Cassarola” (come da sempre è conosciuto il suo nucleo familiare) con compiti decisionali e rappresentativi per l’intera ‘ndrina, impartendo le disposizioni ai vari sodali, coordinandone le attività ed occupandosi anche direttamente delle attività estorsive e del controllo del territorio.
Diverse le attività economiche controllate in città (è accusato per questo di intestazione fittizia di beni e sarebbe il socio occulto pure di un bar), anche attraverso Orazio Lo Bianco, ritenuto un suo stretto sodale specialmente nel settore delle pompe funebri. Rosario Pugliese avrebbe controllato negli anni una parte del cimitero di Vibo occupandosi pure della sepoltura senza bare dei migranti in quello di Bivona. Sarebbe stato inoltre attivo nel settore dell’usura e delle estorsioni e per questo – dopo la spaccatura a Vibo Valentia all’interno del clan Lo Bianco – finito nelle mire della ‘ndrina rivale dei Macrì-Camillò-Pardea che avrebbe tentato di ucciderlo. Nel 2007 era rimasto coinvolto nell’operazione “Nuova Alba” contro il clan Lo Bianco-Barba, ma in appello era stato assolto.
Fondamentali in Rinascita-Scott per ricostruire le attività illecite della ‘ndrina dei “Cassarola”, oltre alle intercettazioni ambientali e telefoniche, anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Andrea Mantella (cugino, fra l’altro, di Rosario Pugliese) e Bartolomeo Arena. In particolare, quest’ultimo, ha dettagliatamente indicato genesi ed evoluzione dello scontro fra il suo gruppo – ricomprendente gli ex appartenenti al sodalizio guidati da Mantella, esponenti delle famiglie Camillò-Macrì e anche della famiglia Pardea (detti “Ranisi”) – e quello dei “Cassarola”, con la preparazione di un agguato ai danni proprio di Rosario Pugliese. Agguato fallito a seguito della decisione di Bartolomeo Arena di collaborare con la giustizia.
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