«Guardavalle non è quella realtà che è stata descritta. Chi conosce i cittadini di Guardavalle, chi conosce il sindaco di Guardavalle capisce qual è la differenza tra quello che è stato detto e la realtà».

Difende a spada tratta il suo comune il sindaco di Guardavalle Pino Ussia balzato agli onori della cronaca dopo il servizio della trasmissione Striscia la notizia che aveva sollevato il caso della statua del santo patrono S. Agazio, donata dalla famiglia Gallace, tra le più potenti famiglie di ‘ndrangheta, posizionata davanti il palazzo comunale

Un caso che ha fatto molto discutere, che si è risolto con la rimozione della scultura dopo che il primo cittadino, espressione del Partito democratico, ha convocato un consiglio comunale urgente che all’unanimità ha disposto l’annullamento della delibera con la quale ne era stata autorizzata l’installazione nel 2007.

«L’abbiamo rimossa per togliere ogni dubbio. Perché quando passa il messaggio che il sindaco di Guardavalle è mafioso, che ha paura e si fa sottomettere dalla mafia, capite bene che si tratta di affermazioni di una gravità assoluta. Noi non abbiamo paura di nulla e io sono sereno, siamo tutti sereni».

Il caso della statua in Parlamento

Il sindaco Ussia punta il dito contro la trasmissione di Canale 5 ma anche contro la deputata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro che ha portato il caso di Guardavalle in Parlamento chiedendo al ministro dell’ interno Lamorgese l’intervento dello Stato.

«Non ci è piaciuta l’interrogazione parlamentare che ha fatto perché in seno al governo centrale e a livello nazionale ha voluto far emergere che Guardavalle è un paese di mafiosi. Non è così e lei lo sa molto bene – afferma il primo cittadino -. Il ministro, in risposta alla sua interrogazione, ha spiegato come stanno le cose e soprattutto che il sindaco ha chiesto immediatamente un consiglio comunale urgente per la rimozione della statua. Non ci è piaciuto inoltre il secondo passaggio di Wanda Ferro in cui chiedeva alla ministra di fare ulteriori verifiche».

«E allora - prosegue il sindaco -, siccome la Ferro in passato è stata eletta presidente della Provincia di Catanzaro anche con i voti di Guardavalle, le chiedo: anche quei voti erano di cittadini mafiosi? Si doveva preoccupare di questo anche quando è venuta a salutare la nostra comunità nel momento in cui il centrodestra ha vinto le elezioni nel 2011. Anche grazie ai voti di Guardavalle è arrivata dove è adesso, a Roma. Io l’ho invitata a venire nel nostro paese per fare una chiacchierata con il sottoscritto. A Guardavalle siamo un po’ delusi, non solo nel centrosinistra ma anche nel centrodestra, e vorremmo delle scuse da parte sua perché conosce la nostra realtà, una realtà dove c’è gente umile, gente che si alza la mattina per andare a lavorare e che si spacca la schiena ogni giorno».

La reazione della comunità

Non è un paese di mafiosi, ribadisce ancora il sindaco Ussia «e non lo dico solo io, lo dicono anche i cittadini di Guardavalle, gli stessi che hanno affollato l’ultimo consiglio comunale. Lei può anche continuare a sollecitare il ministro per far arrivare la commissione d’accesso. Noi abbiamo la coscienza a posto. Abbiamo già pagato negli anni con la commissione straordinaria per infiltrazioni mafiose quando il comune era guidato dal centrodestra e non abbiamo paura perché in questi anni è ritornata la serenità, la tranquillità e la voglia di crescere».

In questi giorni molte sono state le attestazioni di affetto e di vicinanza che in tanti hanno voluto manifestare al primo cittadino, alla sua famiglia e alla comunità.

«Non solo dei circa 5000 abitanti di Guardavalle – spiega - ma anche di tutti coloro che vivono sparsi su tutto il territorio italiano e all’estero che hanno visto un servizio, quello di Striscia la notizia, che è nato con l’inganno. Mi avevano detto di voler parlare delle bellezze del territorio e invece sono caduto in un tranello. La troupe televisiva è venuta a Guardavalle giorno 10 dicembre e dopo due giorni ho scritto al prefetto di Catanzaro, Francesca Ferrandino, al capitano della compagnia dei Carabinieri di Soverato, al comandante della stazione di Guardavalle, ai consiglieri di maggioranza e minoranza comunicando la necessità di convocare un incontro urgente in comune per giorno 16 dicembre e all’ordine del giorno di questa mia comunicazione c’era la rimozione della statua di Sant’Agazio, anticipando in questo modo sia il prefetto che il procuratore Nicola Gratteri, che, intervistato dallo stesso Brumotti, sosteneva che era necessario rimuovere la scultura».