Non è ancora scattata la prescrizione per il reato di disastro colposo se la contestazione rivolta agli imputati fa riferimento ad un disastro già avvenuto. Questa l’argomentazione che ha portato stamane il giudice del Tribunale monocratico di Vibo Valentia, Marina Russo, a tenere ancora in piedi il processo sulla discarica “Fornace La Tranquilla srl” che vede 12 imputati accusati di aver concorso, sia fra loro che singolarmente, a provocare un disastro ambientale gestendo abusivamente 127mila tonnellate di rifiuti pericolosi provenienti per la quasi totalità dalla centrale termoelettrica di Brindisi finiti illegalmente nella discarica degli impianti di San Calogero. Il giudice, pertanto, a fronte di un capo di imputazione formulato in maniera piuttosto generica, ha ritenuto che ci trovi dinanzi ad un disastro già avvenuto (art. 434 del codice penale) e quindi con termini di prescrizione e in tal caso non ancora scattati. Da qui la decisione di andare avanti e rinviare il processo al 7 febbraio prossimo quando verranno sentiti in aula due testi della difesa.

 

Sotto processo si trovano: Giuseppe Romeo, 72 anni di Taurianova (incaricato della gestione dei rifiuti che arrivavano all'impianto); Stefano Romeo, 39 anni di Taurianova; Umberto Acquistapace, 85 anni di Rosarno (legale rappresentante della S.r.l. “Fornace tranquilla”); Angelo Vangeli, 46 anni, di Mileto (dipendente e ragioniere della società); Vito Sabatelli, 61 anni di Cisternino (titolare dell'omonima impresa individuale); Antonio Roma, 75 anni di Carovigno (amministratore unico della “Società lavori ecologici S.r.l.”); Angelo Ippolito, 44 anni di Monopoli (rappresentante legale della “Sotram S.r.l.”); Giuseppe Antonio Marraffa, 54 anni di Carovigno (rappresentante legale, dal 2003 al 2006, della “Ecoservizi S.r.l.”); Vito Antonio Sacco, 58 anni di Carovigno (amministratore unico, fino al 2003 e dal 2006, della stessa azienda). Ancora, alcuni funzionari dell’Enel: Luciano Mirko Pistillo, 59 anni di Rovigo (responsabile dell'unità di business della centrale di Brindisi dal 2003 al 2006); Carlo Aiello, 54 anni di Brindisi (responsabile della linea movimentazione materiali, compresi i rifiuti della “Federico II”); Diego Baio, 60 anni di Roma (dal 2001 al 2006 responsabile “Esercizio Ambiente e Sicurezza” della centrale a carbone).

 

Secondo l’accusa, la presunta organizzazione avrebbe gestito l’illecito stoccaggio ed il successivo interramento a San Calogero, da maggio 2000 a settembre 2007, di 127mila tonnellate di rifiuti tossici. La “Fornace Tranquilla”, stando alle indagini, era infatti legittimata esclusivamente a recuperare i rifiuti non pericolosi per la realizzazione di mattoni per l’edilizia, mentre in realtà i rifiuti – ritenuti invece pericolosi – sarebbero stati conferiti illegalmente in discarica. Un giro d’affari che si aggirerebbe sui 18 milioni di euro perché tanto sarebbe costato il regolare smaltimento alle centrali Enel di Brindisi, Priolo Gargallo e Termini Imerese da cui provenivano i rifiuti. Parti offese nel procedimento sono: il Ministero dell’Ambiente, la Regione, la Provincia, il Comune di San Calogero e il Wwf con l’avvocato Angelo Calzone.

 

La storia del processo e delle udienze andate a vuoto rappresenta in maniera plastica il cattivo funzionamento della “macchina giustizia” al Tribunale di Vibo Valentia. Basti pensare che il 9 ottobre 2014 il presidente del Tribunale monocratico di Vibo Valentia, Lucia Monaco, designata dopo oltre un anno di stasi del processo per mancanza di giudici, si è astenuta dalla trattazione poiché incompatibile avendo già fatto il gip nello stesso procedimento. Il 28 aprile 2014, invece, l’udienza era stata subito rinviata per un’omessa notifica del decreto del giudizio agli imputati. Ma c’è anche di peggio. La precedente udienza era stata infatti fissata per errore al 20 aprile 2014, giorno di Pasqua, con il Tribunale chiuso. Ancora prima, il 25 novembre 2013 il processo, mai partito, era stato rinviato ad aprile 2014 per carenza di giudici.

 

Nell’area della Fornace “La Tranquilla” il 2 giugno scorso è stato ucciso Sacko Soumila, il ragazzo del Mali che dalla Tendopoli di San Ferdinando si era recato in bicicletta nell’ex fabbrica insieme a due connazionali per prelevare delle vecchie lamiere, venendo però raggiunto dai colpi di fucile sparati - secondo l’accusa - da Antonio Pontoriero, 43 anni, di San Calogero, attualmente in carcere.