Occhi carichi di stanchezza e felicità. Racchiude questo lo sguardo di tre giovani che, dopo 14 ore di viaggio in macchina, partiti da Bergamo, attendono sotto il sole che un traghetto li riporti a casa, a Catania. Fermi a Villa San Giovanni per ore, in attesa di quell’unica corsa prevista nel primo pomeriggio, provano a recuperare le forze. 

Da Bergamo con gli occhi della speranza

«Dopo due mesi finalmente torniamo a casa. Lavoriamo a Bergamo e avremmo potuto, come hanno fatto tanti altri, rientrare a marzo, la sera del blocco, perché siamo comunque fermi con il lavoro. Ma consapevoli di essere nel centro dell’emergenza, in una città ad alto contagio, abbiamo preferito, anche se con tante difficoltà, rimanere e rispettare soprattutto i nostri cari. La paura di poterli contagiare era tanta quindi abbiamo aspettato ma adesso, approfittando di questa finestra aperta che è stata concessa, ci siamo subito messi in marcia verso casa. Ne sentivamo il bisogno ma era anche una necessità».

Un rientro che sa di felicità e necessità

Ricongiungersi ai cari, oggi più che mai, ha una duplice valenza. Affettiva prima di tutto, perché essendo soli, lontani in una città che non ti appartiene in un momento di emergenza non tornare è stato un atto d’amore e profondo altruismo. Ma, adesso che la paura inizia a lasciare spazio alla speranza, emerge anche l’altra faccia della medaglia: quella economica. Sono giovani abituati a lavorare per mantenersi ma la chiusura ha messo in difficoltà tutti, non solo gli studenti. In molti hanno perso il lavoro e dopo aver pagato gli ultimi mesi di affitto, hanno stretto la cinghia attendendo questo giorno: la riapertura. Tornano a casa, stanchi, amareggiati e duramente messi alla prova da una pandemia che ha seminato paura e morte. Chi è rientrato oggi ha la fatica segnata nel volto.

Tre ragazzi e la storia di un paese che prova a rialzarsi

E i tre ragazzi di Bergamo nella loro Clio stracolma, rappresentano quello spaccato d’Italia che da oggi proverà, a fatica, a rimettersi in piedi. Dovranno cercare un nuovo lavoro ma per questo ci sarà tempo. Ora è tempo di riabbracciare la famiglia e dopo due lunghi mesi trovarsi uniti e vicini. Ma non a tutti è stato concesso perché a Villa San Giovanni in tanti sono arrivati in treno, quasi tutti diretti in Sicilia.

I limiti della Regione Sicilia

Ma la regione governata da Musumeci non ha previsto il rientro alla residenza e molti hanno dovuto sgomitare per far comprendere le motivazioni del rientro alle forze dell’ordine costrette, in alcuni casi, a multare chi voleva solo tornare a casa dopo una nottata passata in treno. Tamponi a Villa per i pochi calabresi e il resto in Sicilia. Questa assurda e attesa fase è iniziata, tuttavia, all’insegna di un diffuso ed evidente senso civico. Nessun esodo si è registrato in riva allo Stretto, solo tanta voglia di lasciarsi alle spalle il periodo più brutto e buio del ventunesimo secolo.