«Ti giuro sulla tomba di mia madre non mi tiene nessuno… ma quanti imbrogli… il dottore Lascala è un intrigo continuo, Dio, sono un bipolare, un Dio mi canta la gente, mi osannano». Lo psichiatra Filippo Lascala – finito agli arresti oggi nell’ambito dell’inchiesta “Sua sanità” – è così orgoglioso della perfetta funzionalità del malaffare che imperversava all’interno dell’ospedale di Locri, che se ne vantava continuamente con gli stessi pazienti per cui si stava adoperando.

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L’indagine ha infatti scoperchiato, scrive il Gip, «uno stabile modus operandi noto e condiviso anche da molti altri sanitari del nosocomio locrese, i quali a fronte delle istanze di Lascala si mostravano disponibili a redigere i certificati da lui richiesti anche in assenza del paziente».

Visite mediche realizzate col paziente in contumacia, ricoveri tattici per fare saltare udienze antimafia, analisi cliniche redatte a tavolino: è il reparto di psichiatria dell’ospedale di Locri l’epicentro dell’ennesima inchiesta della Procura sul nosocomio cittadino. Un’inchiesta che «ha restituito un’immagine desolante di alcuni reparti dell’ospedale di Locri – scrive il Gip – in cui i medici e i responsabili hanno abdicato ad un corretto esercizio» della professione «a vantaggio dell’interesse di alcuni privati, oltre che di un proprio tornaconto in termini di dazioni di denaro o altre utilità».

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Nella sostanza, ipotizzano gli inquirenti, Lascala era diventato il centro di un vero e proprio sistema di malaffare ormai così radicato da essersi esteso anche nel laboratorio di analisi e nei reparti di ortopedia, otorinolaringoiatria, fisiatria, ortopedia, diabetologia: un sistema in cui le indagini hanno evidenziato «una consolidata pratica della tangente, ossia ad un diffuso mercanteggiamento della funzione pubblica» e che risultava fruttuoso sia quando si trattava di una pratica per la pensione, sia quando si trattava di venire incontro ad un paziente che non voleva presenziare a due udienze antimafia.

Come nel caso di Giuseppe Nirta che, nel gennaio del 2022 avrebbe dovuto presenziare a due processi, uno a Firenze l’altro a Reggio Calabria e che proprio a Lascala si rivolge sapendo di trovare la sponda giusta. «Vado a lavorare per te – rassicura il medico dopo l’incontro – a mali estremi ti ricovero, ti metto in psichiatria». Sarò lo stesso Lascala ad occuparsene in prima persona, grazie alle sue influenze sul primario del reparto, Antonio Bombara.

«Ah Totò – dice Lascala al collega – dovresti ricoverare solo per questa sera l’avvocato Nirta. Solo per questa sera… niente una cosuccia, stupidaggini per domani, dice come quado che è rinviata… una crisi di coso e domani mattina se ne va». Una richiesta accolta da Bombara che rilancia «se vuole stare due giorni…». Un ricovero spinto anche contro le regole dettate dalla pandemia. È lo stesso psichiatra finito in manette a vantarsene con la moglie: «A Peppe Nirta l’avvocato l’ho dovuto ricoverare che domani ha un processo brutto, ma le cose che fa tuo marito.. la vuoi sentire questa… gli ho detto fammi questo tampone il più presto possibile che si deve ricoverare qua un avvocato. Non funziona la macchinetta? Prendi un foglio di carta e scrivi negativo e stai zitto… chi comanda qua?».