VIDEO | L'ex sindaco torna a parlare della sua vicenda giudiziaria in merito alla gestione dei progetti di accoglienza per migranti: «Mi sento con la coscienza a posto. Chiedo giustizia»
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Rifarebbe tutto e non ha scrupoli di coscienza Mimmo Lucano. L’ultimo raduno in quel di Riace per rivendicare i diritti dei migranti è stata anche l’occasione per il primo cittadino di tornare a parlare della sua vicenda giudiziaria, che lo vede imputato a Locri in un processo in corso sulla gestione dei progetti di accoglienza.
«Non avrò pace nella mia anima finchè non ci sarà giustizia – ha detto a margine della giornata di di digiuno promossa dai missionari comboniani – e sono pronto ad accettare qualsiasi decisione che verrà fuori dal tribunale di Locri. Mi sento con la coscienza a posto. Non potevo impedire a un bimbo di 4 mesi di accedere al servizio sanitario per potersi curare».
Il dibattimento riprenderà a settembre ma per la sentenza bisognerà ancora attendere. L’ex sindaco famoso in tutto il mondo è alla sbarra insieme ad altre 25 persone accusato di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lucano tuttavia sente puzza di complotto e non ci sta, respinge ancora una volta le accuse e si difende. «In tutto questo periodo ho capito che si sono addensate troppe ombre su Riace. Perché non mi hanno indagato per la carta d’identità a Becky Moses? – si chiede l’ex sindaco – Voglio che si faccia chiarezza fino in fondo e se ho sbagliato per i reati che mi contestano sono pronto a pagare a testa alta le decisioni che verranno».