Sette misure cautelari eseguite dalla squadra mobile di Cosenza. Favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione i reati contestati
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Gli agenti della squadra mobile della questura di Cosenza hanno eseguito, alle prime luci dell'alba, sette ordinanze di applicazione di misure cautelari emesse dal Gip del tribunale di Cosenza, su richiesta della locale Procura, a carico di altrettanti soggetti, ritenuti responsabili a vario titolo, di favoreggiamento e sfruttamento aggravato della prostituzione. In particolare, le indagini condotte dalla polizia, hanno consentito di disarticolare un sodalizio composto da soggetti che sfruttava la prostituzione di diverse donne, in buona parte di nazionalità straniera, operante principalmente a Rende.
Quattro persone ai domiciliari
Dei sette soggetti destinatari di misure cautelari, quattro sono finiti agli arresti domiciliari. Si tratta di A.L., 52 anni di Zumpano; A.A.S.P., 43 anni, cittadina brasiliana residente a Rende; D.B., 42 anni di Rende, F.C., 45 anni di Montalto Uffugo. Per altre tre persone il Giudice per le Indagini Preliminari ha disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Si tratta di J.E.H.H., 42 anni, cittadina ecuadoregna, domiciliata a Rende; I.G., 25 anni e D.N.T., 26 anni, entrambi di nazionalità rumena.
I clienti adescati sul web
L’inchiesta ha consentito di delineare un articolato sistema di offerta di prestazioni sessuali a pagamento, posta in essere attraverso siti web, mediante annunci di carattere erotico o pornografico, suddiviso per provincia dai provider, prevalentemente bakekaincontri ed escortitalia. All’interno di tali siti venivano proposti incontri sessuali concordabili prettamente mediante utenze telefoniche cellulari, consumati poi all’interno di appartamenti locati dagli inserzionisti. Nel contatto telefonico, l’inserzionista indicava genericamente al cliente il luogo dove l’incontro sessuale si sarebbe consumato, insieme al costo della prestazione, variabile sulla base delle esigenze del cliente stesso.
Le condotte di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione
L’attività di indagine ha consentito di accertare l’estraneità ai fatti dei proprietari degli appartamenti destinati all’attività di prostituzione. Le abitazioni venivano infatti presi in affitto da prestanome, in alcuni casi anche con contratto registrato. I locatori erano persone residenti anche a diversi chilometri di distanza dal luogo in cui, per investimento finanziario, avevano deciso di acquistare gli immobili e per questo, all’oscuro dell’attività illecita che in quelle case si consumava. Questi appartamenti venivano poi messi a disposizione delle prostitute, in cambio di un compenso. In sostanza l’attività di favoreggiamento e di sfruttamento si è configurata attraverso la sistematica collocazione a pagamento delle prostitute, in appartamenti ubicati nel comune di Rende nella disponibilità degli indagati.
La figura del tassista tuttofare
Uno dei soggetti destinatari di misura cautelare, secondo le indagini, fungeva, dietro compenso, da tassista tuttofare delle prostitute, accompagnandole nei luoghi in cui avrebbero poi esercitato il meretricio, adoperandosi anche per fornire loro oggetti necessari alla consumazione dei rapporti sessuali a pagamento. Una delle donne coinvolte nell’inchiesta, oltre a prostituirsi, si adoperava attivamente per reclutare altre donne da avviare all’attività di meretricio.