La garante comunale dei diritti delle Persone private della libertà personale domattina in visita presso l’istituto penitenziario
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«I disordini odierni fortunatamente pare non abbiano causato danni alle persone coinvolte ma solo parzialmente alla struttura. Domani mi recherò personalmente in visita presso il carcere di Arghillà. La situazione merita massima attenzione». Annuncia così una visita istituzionale presso l’istituto penitenziario, Giovanna Russo, la garante dei diritti delle Persone private della libertà personale del comune di Reggio Calabria, a seguito delle tensioni che oggi hanno coinvolto un gruppo di detenuti di nazionalità georgiana.
Situazione contenuta e in corso di risoluzione
«Con l’intento di mettere in atto una aggressione ai danni di altro detenuto, il gruppo creava disordine in sezione. Grazie all’encomiabile opera di mediazione del personale di polizia penitenziaria presente in istituto e al supporto giunto da altri istituiti, la situazione emergenziale é stata contenuta ed è in corso di risoluzione. Domani mi recherò per una visita di competenza. In questo momento più che mai la sinergia istituzionale è fondamentale a supporto delle continue criticità che si riscontrano su tutto il perimetro nazionale», ha spiegato la garante comunale Giovanna Russo.
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Il sovraffollamento e la carenza di personale
Nonostante le denunce costanti dei sindacati e le richieste già sottoposte dai garanti all’attenzione del Ministero, resta ancora da sciogliere il nodo della carenza di personale specie in carcere sovraffollato come quello di Arghillà a Reggio Calabria.
La relazione del garante regionale Muglia
Nella sua recente relazione, il garante regionale Luca Muglia, con dati aggiornati al 30 luglio del 2024, nel carcere di Reggio Calabria Arghillà, a fronte di una capienza di 292 detenuti, stigmatizzava la presenza di 117 detenuti in più, per un totale di 339 persone, di cui 105 di nazionalità straniera. Una criticità aggravata dalla carenza di personale che segna -33 unità rispetto all’organico previsto.
Un nodo che, in frangenti di tensione come quelli che spesso si verificano proprio nel carcere di Arghillà, rischia di aggravare il quadro delle conseguenze.