Il referente regionale dell'associazione, don Ennio Stamile, denuncia: «Presentate domande per regolarizzare la posizione di 200 famiglie che occupano abusivamente gli alloggi Aterp, ma giacciono nei cassetti»
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L’associazione Libera, che in questi anni è intervenuta più volte per sensibilizzare le istituzioni sulla situazione del quartiere Arghillà di Reggio Calabria, ha scritto al prefetto e alla sottosegretaria Dalila Nesci per chiedere un intervento urgente in grado di risolvere uno dei problemi più gravi di questa periferia di circa 6.000 abitanti, con oltre 1000 alloggi di edilizia residenziale pubblica, da decenni divenuto uno dei quartieri simbolo delle periferie degradate italiane, privo dei servizi essenziali e afflitto da un alto tasso di criminalità e atti vandalici, a fronte delle enormi potenzialità paesaggistiche e di sviluppo. A darne notizia è don Ennio Stamile, referente regionale di Libera.
Tratto distintivo di Arghillà, causa ed effetto di tante problematiche, è l’occupazione abusiva degli alloggi che sfiora il 50% degli immobili Aterp. «Da qualche anno il quartiere – scrive don Stamile – è oggetto di una intensa attività di risveglio civico portato avanti dal Coordinamento di quartiere composto da cittadini e associazioni della zona costituitosi intorno alla Parrocchia e impegnato nella difesa dei beni comuni, con un’azione incisiva portata avanti assieme alle istituzioni e con l’aiuto di reti e associazioni anche nazionali, tra cui Libera».
Una legge per rientrare nella legalità
La regolarizzazione della detenzione degli alloggi e il rientro nella legalità è uno degli obiettivi che la comunità sta cercando di raggiungere, avvalendosi di una legge della Regione Calabria «che – sottolinea il referente di Libera – consente ai cittadini che vogliano rientrare nella legalità di poterlo fare, possedendone i requisiti». Si tratta della legge regionale n. 37 del 31.12.2020, che riapre i termini per la regolarizzazione degli alloggi occupati abusivamente, consentendo fino al 30 giugno 2021 la presentazione delle domande per il rientro nella legalità da parte delle circa 500 famiglie che occupano abusivamente gli alloggi Aterp (sui 990 presenti ad Arghillà), a condizioni più favorevoli rispetto al passato, cosa che permetterebbe la regolarizzazione delle utenze e dei servizi e la ripresa degli investimenti.
Il Coordinamento di quartiere di Arghillà – fa sapere don Stamile – ha sollecitato, curato e presentato circa 200 istanze all’Aterp e al Comune di Reggio «di cittadini che hanno manifestato l’intenzione di rientrare nella legalità, primo requisito per la riqualificazione del quartiere, tuttora lasciato nell’abbandono, sommerso dai rifiuti e privo delle manutenzioni necessarie per rendere vivibili gli alloggi, proprio oggi investiti dagli ennesimi roghi della spazzatura invasa dai topi, istanze che però giacciono nei cassetti degli enti preposti, ritardando e vanficando la riqualificazione del quartiere».
Sinergia tra istituzioni e cittadini
Serve, a parere del referente regionale di Libera, «uno sforzo congiunto delle istituzioni per cogliere quest’ultima occasione e non vanificare l’opportunità per il risanamento di un quartiere definito “a rischio”, che non può essere affrontato solo con attività repressive, ma anche agevolando i percorsi dei cittadini virtuosi che vorrebbero vivere in un quartiere più dignitoso, regolarizzando la loro posizione. Tutti gli enti devono fare la loro parte, con in testa lo Stato che deve garantire il rispetto dei diritti fondamentali, attivando sinergie con tutti i soggetti interessati, e se del caso, dotando gli stessi enti degli strumenti idonei e sostenere i cittadini che si impegnano quotidianamente assieme alle associazioni».
Di qui l’appello «al prefetto di Reggio Calabria, quale massimo rappresentante del Governo sul territorio e all’on. Dalila Nesci, quale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, perché si convochi con estrema urgenza un apposito tavolo su Arghillà, invitando tutti gli attori che possono e devono svolgere al meglio il loro ruolo, ovvero Aterp, Comune di Reggio Calabria, Regione, questore e forze dell’ordine, oltre al Coordinamento di quartiere impegnato in prima linea, al fine di sfruttare al meglio l’opportunità offerta dalla legge regionale per il rientro nella legalità, individuare le criticità che impediscono l’attivazione di percorsi virtuosi, e soprattutto attivare le sinergie necessarie tra lo Stato, gli enti locali e cittadini, al fine di raggiungere gli obiettivi previsti dal piano di coesione territoriale che dovrebbe considerare una priorità il ripristino di condizioni di vita accettabili nelle periferie estreme, trasformando le stesse da bomba sociale in opportunità di crescita civile e democratica».