Non si sente molto nel dibattito pubblico il forzista Domenico Giannetta, presidente della commissione speciale di Vigilanza del Consiglio regionale che rinunciò di subentrare in Parlamento alla neo-governatrice Jole Santelli per mantenere l’incarico a Palazzo Campanella, con buona pace del recalcitrante ex presidente della provincia Giuseppe Raffa che su quel seggio ci aveva fatto più di qualche pensierino quale primo dei non eletti del collegio sud alle ultime elezioni regionali.


Le loro strade non si sono divise perché oggi l’obiettivo dei forzisti reggini è uno: silurare Francesco Cannizzaro, il responsabile provinciale di Forza Italia. Con gli ultimi passi falsi del deputato sulle comunali di Reggio Calabria l’occasione per i “forzisti anti-Ciccio” è troppo ghiotta per perdersi in antichi o recenti dissapori.

L’isolamento di Cannizzaro

Il braccio di ferro di Cannizzaro con Matteo Salvini basato su un ragionevole quesito («Hai messo il veto sul candidato di Forza Italia Mario Occhiuto? Perché non possiamo mettere noi il veto su un candidato della Lega?») ha portato l’altro competitor, il senatore Marco Siclari insieme alla deputata Maria Tripodi ad indire subito una conferenza stampa a favore di Antonino Minicuci. E tra il canonico silenzio di Jole Santelli e il diktat di Silvio Berlusconi, Cannizzaro è stato di fatto “scaricato” dal suo stesso partito, con i consiglieri comunali di Reggio Calabria che a lui fanno capo (Mary Caracciolo, Lucio Dattola, Pasquale Imbalzano e Stefania Eraclini) e che avevano pubblicamente annunciato che non si sarebbero ricandidati se il candidato fosse stato Minicuci, costretti a mangiar la foglia. Tre di loro, tra l’altro, ora si ri-trovano nelle liste comunali di Forza Italia (di una si candida il padre, ma nella politica calabrese è lo stesso).


La patata bollente al coordinatore provinciale

È proprio qui il punto, perché dopo la lettera (un po’ forzata) di Berlusconi della settimana scorsa, dove scrive «in particolare ho apprezzato la disponibilità del nostro coordinatore provinciale, l’onorevole Francesco Cannizzaro, di cui ben conosco l’attivismo e l’impegno in Parlamento, che, superando le legittime osservazioni su una scelta che fa parte di un accordo complessivo nazionale, si è messo al servizio di Forza Italia e della coalizione», ora il deputato eletto nel collegio uninominale di Gioia Tauro è stato realmente consequenziale iniziando una campagna elettorale serrata a favore dei “suoi” candidati.
Per questo i forzisti “anti-Ciccio” dopo aver “vinto” la lotta politica isolando il temuto competitor, ora gli hanno lasciato la patata bollente, la ricerca dei voti! Perché una eventuale debacle della lista di Forza Italia toccherà principalmente se non esclusivamente il coordinatore provinciale, del quale si chiederà la testa il giorno successivo alle amministrative.

Il ruolo di Giannetta nell’inciucio con Falcomatà

Con determinazione dirigenziale numero 457 del 17 luglio 2020 è stato nominato come “supporto tecnico interno” della commissione speciale di Vigilanza (quella presieduta da Domenico Giannetta) e con una lauta indennità di struttura pari a 65.365,79, il sig. Francesco Cuzzucoli, in precedenza operatore informatico presso il settore tecnico dell’area gestione del Consiglio regionale.
La moglie di Cuzzucoli si chiama Maria Marino ed è funzionaria, sempre nell’area gestione, ma nel settore bilancio. Prima era dipendente dell’Asp di Cosenza, ma con determina dirigenziale 660 del 4 settembre 2015 venne trasferita a Reggio Calabria (nello stesso settore del marito) in “mobilità per compensazione”. All’epoca Cuzzucoli svolgeva “supporto tecnico interno” ad un consigliere regionale, ma si chiamava Giovanni Nucera, capogruppo de “La sinistra”.
La famiglia Cuzzucoli è storicamente di sinistra, tant’è che la sorella della moglie Maria si chiama Lavinia Marino, prima dei non eletti (con in dote 553 voti) alle elezioni comunali reggine del 2014 con la lista “Reset” a sostegno di Giuseppe Falcomatà, poi inserita nello staff del sindaco e poi assunta, sempre da Falcomatà, a tempo indeterminato in Città Metropolitana tramite lo scorrimento della graduatoria riguardante le “vittime della criminalità organizzata”.
Già, perché il padre di Lavinia e Maria era il vigile Giuseppe Marino, ucciso il 16 aprile 1993 dalla criminalità organizzata.

Ora, però, Lavinia è ricandidata nella lista Reset di Falcomatà e il neo-componente Francesco Cuzzucoli (nominato un mese fa) della struttura di Domenico Giannetta (con relativa super-indennità) sta ri-facendo aperta campagna elettorale per la cognata, anche a Palazzo Campanella.

Gli attacchi a Falcomatà tutta una finta?

Giusto quattro giorni fa, Domenico Giannetta, che sulla stampa esordisce molto poco, ha inveito contro Giuseppe Falcomatà sulla questione rifiuti dicendo: «ll sindaco ha perso occasione per tacere, lo stress elettorale lo porta a mistificare la realtà».
E se fosse tutta una finta? In effetti con la debacle dello “straniero” Antonino Minicuci, l’area degli “anti-Ciccio” avrebbe un duplice risultato: depotenziare e “dis-allietare” gli appetiti della Lega (in linea con i desiderata di Jole Santelli) e spodestare Francesco Cannizzaro prima dal ruolo di coordinatore provinciale e poi di futuro ri-candidato alle politiche.

 

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