Si tratta di indagati nell’ambito dell’inchiesta Cemetery che ha fatto luce sul monopolio della ‘ndrangheta nell'ambito dei lavori all’interno del cimitero di Modena
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Chiesto il processo i sedici indagati dell'inchiesta "Cemetery boss". I sostituti procuratori della Dda Stefano Musolino e Sara Amerio hanno formulato all'ufficio Gip-gup del Tribunale di Reggio Calabria la richiesta di rinvio a giudizio. Adesso dovrà essere fissata l'udienza preliminare del processo nato da un'indagine, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri, che ha fatto luce sulle frizioni tra la cosca Rosmini e gli Zindato per il controllo del territorio di Modena, un quartiere della zona sud della città dello Stretto.
L'inchiesta Cemetery
Con l'inchiesta "Cemetery boss", condotta dalla squadra mobile, i pm Musolino e Amerio sono riusciti a ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali della cosca Rosmini, federata alla famiglia mafiosa dei Serraino. Nel maggio 2020, nove persone sono state arrestate con l'accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso. La misura cautelare era scattata, tra gli altri, per Franco Giordano, ritenuto il "capo società" della cosca Rosmini, Nicola Alampi e Salvatore Claudio Crisalli detto "Peppe". Sul fronte della cosca Zindato, invece, sono indagati Demetrio Missineo e Rocco Richichi.
Le mani dei clan sul cimitero di Reggio
La richiesta di rinvio a giudizio è stata presentata anche nei confronti di Carmelo Manglaviti, responsabile del servizio cimiteri per il Comune di Reggio Calabria. È accusato di concorso esterno con la 'ndrangheta per aver favorito, secondo i pm, la cosca Rosmini nei processi di imposizione del monopolio sui lavori edili all'interno del cimitero di Modena.