Regala la sua casa ai migranti dopo il rogo nella baraccopoli: «Aiutiamoli»

Una donna calabrese residente a Milano da molti anni decide di offrire l’abitazione che possiede nel centro di Coccorino, nel Vibonese: «Non posso sopportare che continuino a morire bruciati a San Ferdinando»

di Giuseppe Mazzeo
18 febbraio 2019
23:05
Lucia Cocciolo
Lucia Cocciolo

A San Ferdinando il fuoco ha spento una vita ma non la speranza. Perché c’è ancora chi ci crede, in un mondo migliore. Perché c’è ancora chi è stanco di vedere «dei ragazzi che muoiono bruciati». Perché c’è ancora chi, come Lucia Cocciolo, joppolese trapiantata a Milano da 40 anni, è capace di gesti che solo a pensarli viene difficile. Ed invece la signora Lucia fa sul serio. «Ho una casa nel centro di Coccorino, non è un granché, va sistemata un pochino, ma è una casa. Non una baracca dove rischi la vita, dove ti addormenti la sera e la mattina non sai se ti ritrovi carbonizzato».
Cosa vuole farci con questa casa la signora Lucia? Lo spiega lei: «La voglio dare a quei ragazzi africani, non la uso ormai dal 2010. È un peccato». Un gesto fuori dal comune, che suscita quasi perplessità nell’interlocutore. Quando le chiediamo in che senso voglia «dare» quella casa, Lucia è ancora più esplicita: «La regalo, la voglio regalare. Voglio andare da un notaio e regalarla a chi la vorrà». E lo dice con un contegno e un senso del pudore da far riflettere, specie quando sottolinea, quasi a discolparsi, che «è un po’ vecchia, non sto cedendo chissà quale bene, però è pur sempre un tetto». Ci invita anche ad andare a vederla: «Sarà un centinaio di metri quadrati, io credo che 5 o 6 persone possano starci tranquillamente. Tenerla chiusa e vuota, mentre a due passi da lì la gente muore, è davvero un peccato, non possiamo assistere senza fare niente». La casa ha pure un terreno intorno: «Ci sono almeno 10 piante d’ulivo, un ricovero per attrezzi, la legna da ardere nel camino. Il terreno però - precisa col solito contegno - non posso regalarlo, perché per me ha un valore affettivo irrinunciabile. Ma lo do comunque in comodato, è dotato di impianto idrico, la famiglia che ci andrà a vivere potrà anche coltivare un orto».

 


Si rivolge a noi, Lucia Cocciolo, perché da queste parti non le è rimasto più nessuno a parte uno zio molto anziano. «Avevo provato a chiamare il Comune di Joppolo, ma neanche mi rispondono. Chiedo aiuto a voi per farvi portavoce di questa esigenza. È da un po’ che ci penso, non posso stare ancora ad attendere un’altra vittima, un altro ragazzo che muore carbonizzato. Mi piange il cuore». E così, mentre chi dovrebbe darsi una mossa troppo spesso sta a guardare, la gente comune si muove. Lucia Cocciolo è pronta a regalare la sua casa, centinaia di famiglie ne avrebbero bisogno. Ora tocca alle istituzioni fare la loro parte.

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