La galleria Limina a distanza di 35 anni dalla sua costruzione mostra gli inevitabili segni del tempo e deve essere ammodernata. Lo stop estivo è stato scongiurato ma da settembre si rischia che l'intero comprensorio reggino vada in tilt (ASCOLTA L'AUDIO)
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Immaginata negli anni ’60, progettata nei ’70 e inaugurata nell’agosto del 1990, la statale 682 è la strada che principalmente ha tolto dall’isolamento geografico un intero territorio. Viadotti lunghi chilometri, cinque gallerie e un traforo di valico, quello che attraversa la Limina da parte a parte, lungo 3,2 chilometri.
Una sfida ingegneristica importante per l’epoca (e con tante ombre sulla sua costruzione, ipotesi rifiuti radioattivi nascosti sotto la volta della galleria Limina compresa) e che ora, a distanza di 35 anni dall’abbattimento dell’ultimo diaframma di roccia sotto la montagna, mostra gli inevitabili segni del tempo. Una strada così importante che la sua temporanea chiusura – 70 giorni almeno a cavallo tra settembre e dicembre, secondo le previsioni dell’Anas – per la demolizione e la ricostruzione della calotta della galleria Torbido (la stessa interessata da mesi da lavori di consolidamento) rischia di creare una montagna di disservizi tra due zone della provincia fortemente interconnesse tra loro.
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Studenti che dalla Piana vanno a scuola nella Locride (e viceversa), decine di insegnanti che si muovono giornalmente da un versante all’altro, pendolari che non possono più raggiungere la stazione di Rosarno, ultimo appiglio ferroviario per circa 150 mila abitanti, dopo il progressivo abbandono della linea jonica. La chiusura totale per quasi tre mesi dell’unica arteria transitabile comodamente, rischia di mandare in tilt un comprensorio perennemente sull’orlo di una crisi di nervi.
Caos trasporti
Messa al sicuro la stagione estiva con il rinvio all’ultimo secondo dei lavori al mese di settembre, il problema trasporti per la Locride, di fatto, è solo rimandato ma non è meno grave. Anche perché a settembre riaprono le scuole – e ripartono i corsi all’università – e, ad oggi, le stesse aziende di autolinee non hanno idea di cosa i pendolari debbano aspettarsi.
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«Di sicuro – fanno sapere da Federico spa – le due vecchie provinciali, sia quella che parte da Mammola sia quella che parte da Locri, non sono idonee al transito degli autobus. E anche utilizzando i minibus potrebbero esserci seri problemi, senza contare che in quel caso poi la capacità di carico si riduce drasticamente. Abbiamo una riunione in Regione nei prossimi giorni per capire come affrontare l’emergenza che ci troveremo di fronte a settembre, oggi non so dire che soluzioni saranno adottate».
Sono tanti gli autobus che ogni giorno fanno la spola tra le due coste del reggino, con un flusso giornaliero di persone che supera le cinquecento unità. Viaggiatori, pendolari – e turisti – che se vorranno raggiungere la Locride potrebbero trovarsi costretti all’utilizzo dell’auto privata con un percorso più che accidentato lungo una stradina di montagna priva di segnaletica e non coperta dalla linea telefonica mobile.