«Non riesco a togliermi dalla mente quella sagoma nascosta nel buio. Mi sentivo al sicuro a casa mia, ora vivo nel terrore».
Nella mente e nel corpo di Maria sono profondi i segni lasciati da quella notte di violenza. Un'aggressione immortalata dalle telecamere di videosorveglianza che riprendono un giovane uomo, Bryan Sicari, che con feroce violenza si accanisce su di lei con calci e pugni.

 

È la sera del 22 agosto, Maria è nella sua casa tra le tranquille campagne di Paradisoni, a Briatico, lungo la Costa degli dei.
«Ero seduta nel cortile - racconta -. Erano da poco passate le otto di sera, quando ho sentito un rumore. Mi sono voltata e ho visto un'enorme sagoma avvicinarsi. Aveva il volto travisato da un passamontagna e indossava i guanti. È successo tutto in una manciata di minuti. Mi ha afferrata e scaraventata davanti alla porta di casa. Ricordo solo le botte. Ricordo i calci sul viso, sulla testa, sulla schiena. Ricordo i pugni sul volto che mi hanno provocato un’emorragia».

 

Maria racconta con commozione ma anche con lucidità il dramma di quella notte. «Ero una maschera di sangue, forse è stato a quel punto che il mio aggressore ha deciso di andarsene. E così ho raggiunto carponi il tavolo, volevo chiamare i soccorsi ma i miei due telefonini erano spariti. Li aveva presi lui. Ho chiesto aiuto ai vicini. Hanno sentito le mie urla e mi hanno soccorsa».
Poteva morire, lei lo sa. «Ricordo di avere urlato: “Non ammazzarmi, prendi quello che vuoi, ma non ammazzarmi”... ma lui non ha preso nulla. Neppure i telefonini che ha scaraventato al di là della staccionata».


Settantacinque anni, indifesa Maria, ma dalla tempra forte. Il corpo guarisce, il trauma psicologico di quella notte sarà impossibile, però, da cancellare. «Se quella notte mi avesse ammazzata, non avrei più rivisto i miei figli, i miei adorati nipoti», dice in lacrime. Non avrebbe più potuto vedere la sua adorata nipote Giulia, che da quella sera non l’ha lasciata sola neppure un attimo: «C’era sangue dappertutto – ricorda la ragazza, appena ventenne – è stata una scena raccapricciante. Quando poi ho visto il video dalle telecamere è stato sconvolgente. Come si può usare tanta violenza nei confronti di una donna sola e indifesa?».

 

Ancora oggi Maria si domanda cosa volesse Bryan da lei. «Non so perché mi ha massacrato di botte, so solo che mi ha rovinato la vita. Non mi riprenderò mai più». Era strano e pericoloso, quel ragazzo, che aveva già turbato la sua quotidianità.
«Tutti in paese lo conoscono. È un ragazzo problematico, che già avevo denunciato tempo addietro per essersi introdotto in casa. Io non gli ho fatto niente», ripete.
La sua testimonianza è stata decisiva. Lodevole anche la collaborazione offerta agli inquirenti dai familiari dello stesso Sicari, esausti delle intemperanze del figlio. Rapida, efficace ed incisiva l'azione della Procura di Vibo Valentia e dei carabinieri. «Ringraziamo le forze dell'ordine – dicono le due donne – per esserci sempre stati accanto. Non ci hanno mai abbandonate».