Tre arresti e un divieto di avvicinamento alla persona offesa nel Reggino. Un altro divieto di avvicinamento con allontanamento dalla casa familiare nel Crotonese. In Calabria solo oggi cinque misure cautelari, che fanno seguito ad altrettante denunce presentate da donne vittime di violenze e maltrattamenti. Notizie che sono ormai pane quotidiano, con uno snocciolare, giorno per giorno, di storie di aggressioni, soprusi e minacce subite troppo spesso da chi quelle donne dovrebbe solo proteggerle e amarle. Violenze che tante volte coinvolgono anche i figli, costretti ad assistere o persino a diventare essi stessi bersaglio.

Nei giorni scorsi nel Catanzarese si sono contati altri due arresti per lo stesso genere di reati, uno anche con l’accusa di tentato omicidio. E poi una serie di denunce, di provvedimenti di allontanamento. Ogni giorno. Storie di violenze, ma anche di donne che dopo mesi o anni di umiliazioni vissute tra le mura di casa decidono di uscirne, di dire basta e chiedere aiuto. Come quella moglie che si è rivolta ai carabinieri di Cittanova riferendo di essere stata picchiata e umiliata per quasi vent’anni.

Negli ultimi mesi le richieste di aiuto e le denunce sono in aumento, in Calabria e nel resto d'Italia. C’è chi parla di una sorta di effetto Giulia Cecchettin, di un prima e un dopo rispetto al femminicidio della 22enne veneta per mano dell’ex fidanzato Filippo Turetta. Una ragazza come tante, con una vita “normale”, in cui è stato facile per molte identificarsi. Una storia la sua, che effettivamente ha dato a molte la forza di rivolgersi alle forze dell’ordine. A Reggio Calabria, ad esempio, dopo la tragica fine di Giulia nel novembre scorso, le denunce sono triplicate.

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Ma se il fenomeno è “esploso” dopo il femminicidio di Vigonovo, che tanto ha colpito il Paese diventando quasi uno spartiacque nelle coscienze, è anche vero che il trend di denunce e richieste di aiuto era in aumento già da prima. Nell’ultimo semestre solo a Cosenza le denunce sono aumentate del 45-50%: in media sono state una quarantina ogni mese, più di una al giorno. Si tratta del dato più alto nel distretto giudiziario di Catanzaro.

Gli ultimi dati Istat sul ricorso al numero anti violenza e stalking 1522, poi, parlano di chiamate in crescita nei primi tre trimestri del 2023 (quindi da gennaio a settembre, prima della morte di Giulia). Un aumento che ha riguardato l’Italia intera e anche la Calabria. Nella nostra regione le telefonate al 1522 da parte delle vittime sono passate dalle 32 del primo trimestre 2023 alle 79 del terzo. Lievitate anche le chiamate da semplici utenti, per chiedere informazioni o segnalare situazioni di violenza in cui sono coinvolte persone terze: in questo caso in Calabria sono passate da 115 a 193. Forse segno di un aumento della consapevolezza sul tema, forse di una maggiore attenzione della società intera nei confronti di queste donne dalle quali troppo spesso si è distolto lo sguardo. Nella speranza che, stavolta, il vento cambi veramente.