Dall’inchiesta condotta a Bianco, nella Locride, emergono particolari che riguardano il responsabile dell’area amministrativa ed affari generali: avrebbe favorito la figlia nell’assegnazione di una borsa-lavoro. Dubbi anche sull'operato della commissione esaminatrice
Tutti gli articoli di Cronaca
PHOTO
Si sarebbe dovuto astenere, in quanto parente di una della della canditate, ma in spregio a tutte le leggi e le norme di diritto amministrativo è rimasto il titolare del procedimento dell’assegnazione di una borsa lavoro, bandita dal comune di Bianco, che poi ha vinto la figlia. Sono accuse pensatissime quelle mosse dai carabinieri e dalla Dda di Reggio Calabria nei confronti di Giuseppe Palamara, responsabile dell’area amministrativa ed affari generali del municipio di Bianco.
Il geometra 65enne, finito agli arresti domiciliari nell’ambito dell’operazione “Pupy-white city”, è accusato insieme ai fratelli Bartolomeo e Domenico Scordo, quest’ultimo sopranominato alias “Micu u pupu”, di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, ma anche di abuso d’ufficio, peculato, falso in atto pubblico per fatti commessi in quanto funzionario del Comune.
«Palamara - è scritto nell’ordinanza di custodia cautelare a suo carico- ha utilizzato la "cosa pubblica" per perseguire interessi personali». In un episodio contestato, l’uomo si sarebbe dovuto astenere dall'incarico per la procedura di aggiudicazione del servizio di assistente educativo scolastico, che poi avrebbe vinto la figlia classificandosi, tra l’altro, al primo posto. La giovane invece, secondo la Procura, «avrebbe dovuto essere esclusa, in quanto la domanda presentata era sprovvista della documentazione necessaria, come l’attestazione Isee sul reddito che veniva richiesta e quindi prodotta solo dopo la scadenza del termine di presentazione della domanda, e così intenzionalmente le procurava un ingiusto vantaggio patrimoniale».
Anche se successivamente la ragazza deciderà di non accedere alla borsa messa a concorso, in quanto accetterà un incarico scolastico al nord Italia, i fatti e le circostanze addebitate a Palamara, permettono agli inquirenti, di accusarlo di reati commessi ai danni della pubblica amministrazione. Il geometra «sebbene abbia ravvisato l'incompatibilità nell'assunzione, scrive il gip, del ruolo di presidente-componente della commissione esaminatrice a causa della partecipazione della figlia, ha riservato a sé il quello di responsabile del procedimento amministrativo, curandone le relative fasi».
L’incompatibilità gli era stata anche comunicata dal segretario comunale, attraverso apposita lettera protocollata, ma «nonostante ciò, Giuseppe Palamara- chiosa il giudice- ha continuato a svolgere il proprio ruolo di responsabile del procedimento amministrativo». L’uomo è accusato quindi anche del reato di falso poiché avrebbe attestato «l'insussistenza di "legami di parentela o di affinità fino al quarto grado" con "i soggetti interessati" alla procedura». Peccato che a concorrere c’era la figlia.
Dubbi sull’agire della commissione
Ci sono tante cose che non quadrano nella vicenda. Anche le scelte attuate dalla commissione esaminatrice non sono state “capite” a pieno dagli inquirenti. Nello specifico, «non si è compreso se a titolo di dolo o di colpa», scrive il giudice, perché gli esaminatori abbiano «attribuito alle candidate un punteggio differente rispetto a quello che avrebbe dovuto essere assegnato in base alle indicazioni contenute nella tabella costituente parte integrante del bando, trattato situazioni analoghe in maniera differente ed omesso di escludere le candidate sprovviste dei titoli di studio previsti dal bando». Azioni che al momento non ravvisano responsabilità penali, ma che mettono in luce la superficialità dell’agire da parte della commissione e sugli errori commessi ai danni di alcune candidate.
Il voto del diploma “male interpretato”
La figlia di Palamara vincerà il bando totalizzando un punteggio di 17,50 i Carabinieri, però hanno rifatto il calcolo e il punteggio “giusto” sarebbe dovuto essere 14,50. «Nella valutazione dei titoli di studio - la commissione ha attribuito al diploma della Palamara- è scritto nell’ordinanza- il punteggio massimo (4 punti) anziché quello minimo (1 punto), poiché ha "erroneamente" ritenuto fosse stato conseguito con il massimo dei voti (60/60). L'errore "grossolano", continua il gip, qualora possa essere considerato tale, avrebbe potuto essere facilmente evitato analizzando il titolo di studio prodotto dalla Palamara all'atto della presentazione della domanda, dal quale è chiaramente evincibile che la votazione conseguita è quella di 60/100 (ovvero il minimo)».Tre punti regalati insomma anche perché, come risulta agli atti, la dicitura 60 centesimi è scritta in stampatello maiuscolo, quindi facilmente comprensibile. Altri tre punti infine, sono stati assegnati per via del servizio svolto già alle dipendenze del Comune di Bianco, così come lo stesso bando prevedeva, e l’attestazione presentata risulta essere regolare “solo” che il documento è stato proprio rilasciato dal padre, in qualità di “responsabile dell’area amministrativa ed affari generali” del municipio”. Già questo sarebbe bastato a invalidare la procedura considerata la parentela tra i due.
Due pesi e due misure
Quando si vuole le regole si conoscono. Una candidata infatti, è stata esclusa dalla selezione poiché aveva omesso di allegare alla domanda la documentazione attestante lo status di disoccupazione; circostanza questa ratificata dallo stesso Giuseppe Palamara all'atto dell'approvazione della prima graduatoria. «Analogo "zelo", tuttavia, non è stato riservato» alla figlia che invece, non è stata esclusa nonostante abbia omesso di produrre, nei tempi stabiliti, ossia alle ore 12 del 23 ottobre 2015, l'attestazione Isee del proprio nucleo familiare. I Carabinieri infatti, hanno accertato che questa documentazione è stata prodotta, attraverso un’autocertificazione datata il 22 ottobre 2015 «con la quale la candidata, oltre a dichiarare il "reddito imponibile complessivo” si è riservata di presentare l'attestazione Isee "non appena mi verrà consegnato dal Caf", circostanza incongruente con la richiesta di tale attestazione presentata per via telematica all'Inps tramite il CAF di Bovalino solo il successivo 26 ottobre 2015». I militari allegheranno proprio la foto di questi documenti, date comprese, che poi alla fine verranno presentati in modo completo il «3 novembre del 2015 quindi ben oltre il termine ultimo di presentazione delle domande fissato alle ore 12 del 23 ottobre 2015». Questa circostanza, da sola, sarebbe stata sufficiente a determinare l'immediata esclusione della ragazza dalla procedura selettiva, ma in questo caso nessuno ha fatto problemi.
LEGGI ANCHE:
Estorsione aggravata dal metodo mafioso, tre arresti: c’è anche un dirigente comunale