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Antimafia, mafia ed affari. Su questi temi la presidente dell'associazione antimafia “Riferimenti” Adriana Musella, ospite negli studi LaC della trasmissione “30 minuti”, dialogava con Pietro Comito poco più di due anni fa, il 26 settembre 2015. Parole quanto mai distanti da quelle contenute nel provvedimento del gip che la vede oggi indagata dalla Procura di Reggio Calabria. I reati contestati appropriazione indebita e malversazione.
In particolare si legge nella convalida di sequestro "nella sua qualità di presidente dell'Associazione Riferimenti - Coordinamento nazionale antimafia" avendo ottenuto [...] sovvenzioni o finanziamenti per un totale di euro 522.668,75 negli anni dal 2010 al 2016 volti a coprire le spese per manifestazioni, premi, spettacoli, iniziative e progetti miranti a promuovere la cultura della legalità e in particolare della lotta alle mafie, li destinava ad altre diverse finalità rispetto a quelle per le quali erano state concesse". E proprio dalle carte del Gip quello che emerge è uno spaccato poco edificante: ristoranti, soggiorni e viaggi, corse in taxi, biglietti aerei e del treno, acquisto strumenti musicali, abbigliamento, addirittura libri di cucina e dieta. Poche luci in una rendicontazione piena di ombre e aspetti pochi chiari.
Eppure proprio Adriana Musella, ospite negli studi di LaC, parlava di spese non documentate da parte di altre associazioni antimafia. «Gli affari esistono nell'antimafia, così come esistono nelle associazioni, nelle cooperative. Ci sono alcuni soggetti che vengono stipendiati che non hanno vissuto cosa sia la mafia. Hanno solo imparato bene una lezione. A volte si crea l'antimafia degli affari. Ci sono anche contributi degli enti pubblici che vengono dati molte volte senza una rendicontazione precisa». E ancora parlava dell’associazione fondata da Rosy Canale travolta anche lei in un’inchiesta giudiziaria: «Quella non era un'associazione antimafia – tuonava - Quando parliamo di antimafia parliamo di una cosa serie. Sia la mafia che l'antimafia hanno a che fare con un evento che si chiama morte, sangue. Non possiamo permetterci né di scherzare né di truffare».
Due anni dopo nei guai giudiziari sono però finiti proprio lei e la sua associazione.