Sei milioni di euro. Questo il valore dei beni sequestrati dal Ros, in collaborazione con il Comando provinciale carabinieri di Reggio Calabria, nell'ambito dell'operazione Provvidenza Bis agli eredi dell'imprenditore Teodoro Mazzaferro, cl' 38, deceduto nel 2018 nel momento in cui era imputato per il delitto di associazione mafiosa, con funzioni direttive, essendo ritenuto esponente di spicco della cosca di ‘ndrangheta Piromalli di Gioia Tauro.

I beni sequestrati

I beni sequestrati sono in provincia di Reggio Calabria e sono:

  • 3 società (la “Ital Immobiliare s.r.l.”, la “Società Agenzia Immobiliare S. Antonio s.r.l.” e la “Teorema s.r.l.”) attive nel settore immobiliare ed operanti sui comuni di Gioia Tauro e Palmi, con un volume d’affari annuo di 500 mila euro;
  • 1 impresa agricola attiva nel comune di gioia tauro, con un volume d’affari annuo di 60 mila euro;
  • 155 immobili (tra cui 13 abitazioni, 36 terreni agricoli, 70 terreni edificabili, 6 depositi, 7 autorimesse, 4 uffici, 9 negozi, 8 edifici in costruzione, 1 capannone ed 1 frantoio) siti nei comuni di Gioia Tauro e Palmi, con un valore stimato di circa 6 milioni di euro;
  • diversi rapporti finanziari, assicurativi e titoli al portatore.

L'inchiesta Provvidenza

Gli accertamenti del Ros sono  stati avviati,  su delega della Sezione Misure di Prevenzione  della Procura della Repubblica di Reggio Calabria e coordinati  dai Sostituti Pantano, D’Ambrosio e De Caria e dal Procuratore Aggiunto Gaetano Paci,  a seguito dell’operazione Provvidenza avvenuta tra il gennaio ed il febbraio 2017, che ha portato alla disarticolazione della cosca Piromalli e all’arresto dei propri esponenti apicali, tra cui anche Mazzaferro, risultato direttamente collegato ai fratelli Piromalli Gioacchino cl.’34, Antonio cl.’39 e Giuseppe cl.’45.

È stato cosi possibile  ricostruire il percorso di crescita imprenditoriale di Mazzaferro, divenuto - si legge nella nota stampa diramata dai carabinieri - sin dagli anni ’60 un esponente di rilievo della consorteria ‘ndranghetista operante sulla piana di Gioia Tauro, vincitrice del primo conflitto di mafia scoppiato tra gli anni ’70 ed ’80 ed oggetto del procedimento “De Stefano Paolo + 59”, pietra miliare della storia del contrasto alla mafia calabrese. In tale contesto, forte dei guadagni illeciti acquisiti a seguito della partecipazione nel 1975 all’appalto relativo alla costruzione del V Centro Siderurgico di Gioia Tauro, trasformato successivamente nell’attuale porto, Mazzaferro aveva avviato un’innumerevole serie di investimenti immobiliari nei territori di Gioia Tauro e Palmi, con il concorso finanziario dei fratelli Promalli. Era riuscito a realizzare anche una lunga serie di lottizzazioni immobiliari che nel tempo gli avevano consentito di registrare guadagni milionari, immediatamente reinvestiti, che lo avevano fatto diventare il più importante imprenditore immobiliare della piana di Gioia Tauro.

 

L’ultima attività d’investimento censita è stata la partecipazione al piano di espansione urbanistica della città di Gioia Tauro nella zona del locale ospedale civile, tramite la lottizzazione Teorema, i cui terreni erano stati acquisiti ancora agricoli prima della definizione dell’iter amministrativo di conversione in edificabili, garantendosi con le successive vendite dei forti guadagni speculativi.

L’indagine patrimoniale ha confermato la predominanza della cosca Piromalli che aveva il controllo dell’intero settore immobiliare di Gioia Tauro, tramite le società immobiliari di Mazzaferro.