Il Consiglio comunale di Corigliano Rossano ha recentemente deciso di istituire una commissione per esplorare l'istituzione di una nuova provincia nella Sibaritide. La decisione ha suscitato l'interesse del Comitato Magna Grecia-Gruppo Ionia, che ha prontamente inviato una nota ai vertici dell'amministrazione comunale per conoscere i dettagli della proposta. Mimmo Mazza, coordinatore del Comitato, ha espresso preoccupazione per la mancanza di trasparenza intorno all'iniziativa
In un'intervista, Mazza ha spiegato il motivo che sta alla base della richiesta inviata al presidente del consiglio comunale, al consigliere proponente e al sindaco Flavio Stasi, sottolineando il ruolo che il Comitato ha avuto nella promozione dell'idea.
«Abbiamo inviato questa richiesta perché da cinque anni ormai dibattiamo il tema. Siamo stati promotori di un'idea che definisco rivoluzionaria: mettere insieme un ambito provinciale importante, che supererebbe i 400 mila abitanti, con tutti i requisiti previsti dalla norma per poter stare in piedi e al tempo stesso essere forte politicamente e amministrativamente», ha dichiarato Mazza.

Nuova Provincia con doppio capoluogo: Corigliano Rossano e Crotone unificate

La proposta prevede la creazione di una nuova provincia con un doppio capoluogo, Corigliano Rossano a nord e Crotone a sud, senza la costituzione di nuovi enti, ma con una rimodulazione dei confini dell'attuale provincia di Crotone. «Non andiamo a creare nuovi enti, ma a rimodulare i confini di un ente provinciale, quello di Crotone, che ha dimostrato tutti i suoi limiti essendo estremamente piccolo e poco popolato. Al tempo stesso, creiamo un ambito amalgamato da interessi comuni», ha aggiunto.
Mazza ha poi riflettuto sulla sostenibilità delle piccole province, citando esempi a livello nazionale: «La storia ha dimostrato che le piccole province non convengono. È stato il caso di Crotone, di Vibo, e di altre province in Italia. Già dal 2006, quando sono state create le ultime tre province, si è guardato molto più al territorio e all'ampiezza demografica, come nel caso di Monza-Brianza e Barletta-Andria-Trani».
Rispondendo a chi ritiene che la nuova provincia con un doppio capoluogo sia ingestibile, Mazza ha ribattuto: «Credo che niente potrebbe essere più ingestibile di una provincia come quella di Cosenza, con 700 mila abitanti. Sarebbe paradossale definire ingestibile una provincia di 400 mila abitanti, quando oggi abbiamo una provincia di 700 mila abitanti, ben più grande di quella che sarebbe l'idea di Magna Grecia».
Il dibattito sulla creazione di questa nuova entità provinciale è solo agli inizi, ma le osservazioni del Comitato Magna Grecia - Gruppo Ionia mettono in evidenza l'importanza di una riflessione approfondita sulle implicazioni amministrative, economiche e politiche di questa proposta. La commissione istituita dal Consiglio comunale avrà il compito di approfondire questi aspetti, ma resta da vedere come evolverà il dialogo con i vari attori coinvolti.

Creare una Provincia di 400mila abitanti per riequilibrare il regionalismo in Calabria

Mazza ha anche approfondito il significato che avrebbe l'inclusione di una provincia di oltre 400 mila abitanti nel contesto regionale: «Significa andare a riequilibrare un sistema scriteriato che, negli ultimi 50 anni, ha impostato un regionalismo deviato sui tre capoluoghi storici, Cosenza, Catanzaro e Reggio. Significherebbe sedersi al tavolo con questi tre capoluoghi storici con pari dignità e diritti. Stabilire nuovamente un principio territoriale che non serve solo a Corigliano-Rossano e Crotone, ma all'intera Calabria e al Mezzogiorno. L'idea della Magna Grecia, che unisce la Sibaritide e il Crotonese in un unico ambito, risponde ai criteri stabiliti dalla legge Delrio del 2014, che richiedono almeno 350 mila abitanti e 2.500 chilometri quadrati di superficie per una provincia di area vasta». Mazza ha poi concluso sottolineando come la proposta possa contribuire valorizzare le vocazioni territoriali: «L'idea della Magna Grecia si basa su un principio di policentrismo, che può unire aree di interesse comune come il turismo, la marineria, la rigenerazione di siti industriali e l'agricoltura. Amministrare queste aree tenendo conto delle loro peculiarità comuni significherebbe ottimizzare e creare ambiti ottimali, come richiesto anche dalla norma».