Quel ponte continua a fare paura. Nonostante le ripetute rassicurazioni degli enti preposti, il viadotto Cannavino, nei pressi di Celico, quello su cui da anni di consumano fiumi di inchiostro e di parole, alla luce dei terribili fatti di Genova ha accresciuto ancor di più l’aura di terrore che lo accompagna fedele.


Oggi, ad aggravare ulteriormente lo status di pericolosità, una situazione dai contorni indefiniti che si presenta da qualche giorno agli occhi dei viaggiatori: i semafori posti alle estremità, collegati a dei sensori che dovrebbero bloccare il traffico in caso di movimenti anomali della struttura, sono “impacchettati” con un sacco nero, di quelli per la raccolta dei rifiuti. Un’immagine che è quasi un simbolo e che, in questo momento, rappresenta un enorme neo da dare in pasto all’opinione pubblica: buttiamo via la sicurezza.


La notizia, condivisa sui social con tanto di foto, si è diffusa a macchia d’olio accrescendo la psicosi da crollo e provocando l’attesa risposta di Anas e Protezione Civile regionale. Quest’ultima, con un comunicato a firma del responsabile, Carlo Tansi, ha tempestivamente rassicurato gli automobilisti sulla situazione: «A seguito delle legittime preoccupazioni di alcuni cittadini che lamentavano un anomalo funzionamento dei semafori posizionati alle estremità del Viadotto Cannavino, ieri sera ho contattato tramite WhatsApp e successivamente per telefono l'ing. Giuseppe Ferrara, Responsabile Compartimento Territoriale Anas Calabria, il quale mi ha rassicurato in merito inviandomi il seguente messaggio WhatsApp "Sono in atto prove tecniche i cui falsi allarmi potrebbero allarmare gli utenti. Non ci sono pericoli per la viabilità"». E ancora «"Non ci sono abbassamenti sulle Selle Gerber (come viene definito il giunto che unisce due travi ndr) erroneamente considerate delle crepe. Nessun movimento in fondazione"» ha proseguito l’ingegner Ferrara.


Per Anas, quindi, tutto nella norma. Per la Protezione Civile – che si basa sulle rassicurazioni del gestore -, stesso discorso.
Tra le righe si capisce che, di fatto, il semaforo è oscurato perché effettivamente rosso, ma che l’allarme è dovuto alle prove tecniche svolte dall’Anas. Perfetto. Più che legittimo testare la sicurezza in questo momento. Ma, in caso di pericolo reale, cosa accadrebbe? Se, anziché le prove tecniche, si verificassero dei movimenti anomali che potrebbero portare al collasso della struttura o comunque a situazioni al limite della sicurezza? Il rosso metterebbe in guardia ma, essendo coperto, non sarebbe visto dagli automobilisti che procederebbero ignari verso il pericolo. Prove tecniche un po’ all’acqua di rose, che non sembrano dare quel senso di sicurezza e affidabilità sempre richieste, ancor di più a pochi giorni dalla tragedia ligure.


In un momento di massima allerta sulle infrastrutture, una gestione non proprio perfetta della problematica non fa altro che foraggiare dubbi e perplessità di una regione che ha già pagato un evitabile tributo di sangue e che invoca, prima di ogni altra cosa, quantomeno il diritto alla vita.