Gli insegnanti calabresi che si trovano a lavorare fuori sede sono diventati da semplici pendolari ad “apolidi”. Come hanno fatto tra un bla-bla car e l’altro a perdere la nazionalità è un bel mistero. Intanto le cose stanno così: non possono vaccinarsi. Perché? Perché nessuno li ha inseriti nelle liste e nessuno lo farà. Se gli dirà bene si troveranno a mostrare il braccio tra la fine dell’anno e l’inizio del 2022.

Il grande “bug”

La ragione di questo garbuglio è tutta in un cavillo creato dalla decisione, nata su proposta dell'assessore laziale D'Amato, di vaccinare solo gli insegnanti residenti. Questa scelta è stata il più classico degli errori madornali e ha creato una sorte di “bug” nel sistema, già fragilissimo, delle prenotazioni del vaccino.

Ne sa qualcosa Armando Rossi, residente in provincia di Cosenza, titolare di cattedra a Roma, uno degli “esodati” del vaccino. Lui è anche il referente Covid del suo istituto ma il suo nome non si trova in nessuna lista. Non c’è in quelle calabresi, non c’è in quelle del Lazio.

Quel gran pasticciaccio laziale

Insomma il classico paradosso all’italiana. La speranza di sciogliere il nodo è un’utopia. «Il Lazio ha deciso che vaccinerà solo gli insegnanti residenti – spiega Rossi – senza tener conto del fatto che sono tantissimi i docenti di ruolo che hanno, però, la residenza in un’altra regione. Sa come finirà? Che il Lazio si troverà con dosi abbondanti di vaccino, perché il calcolo si farà sul numero di insegnanti di ruolo e non su quelli che risiedono fuori, e qui in Calabria, invece, giocoforza, al contrario ci troveremo con meno dosi».

E come si può ovviare a questa situazione? Mantenendo questa regola del vaccino nella regione di residenza non si può, per la semplice ragione che il Provveditorato non potrebbe, neanche volendo, sapere quali sono questi insegnanti (disseminati in tutta Italia) che sono di ruolo in un posto ma risiedono in un altro. Non lo sa neanche l’Asp e non lo sanno neanche i medici di base chiamati in causa per stabilire quello che non possono stabilire. Insomma, un bel girotondo. E allora come è stato fatto il calcolo delle dosi da destinare agli insegnanti se nessuno conosce il numero esatto di quelli residenti e non?

Il parametro in più

«Ogni giorno gestisco 1250 ragazzi, contando anche il personale docente e non docente si arriva quasi a 1400 persone. Ci sono anche molti colleghi che viaggiano come pendolari da regioni “rosse”. Dovrei essere il primo a vaccinarmi e invece sarò l’ultimo – racconta e intanto riavvolge il nastro -. La legge prevedeva un piano di vaccinazione per categorie, non per residenza. Per cui, parlo del mio caso, una volta ricevuta la circolare dalla scuola mi sono connesso, come tutti gli altri, al sito della Regione Lazio per prenotare vaccino. Impossibile. Allora ho chiamato il numero verde e lì ho scoperto che il Lazio aveva deciso di vaccinare solo e soltanto i residenti». Ma se piano va per categorie, perché aggiungere un altro parametro?

«Davanti ai miei dubbi l’operatore mi ha invitato a consultare il mio medico curante e la mia Asl. Naturalmente il mio medico non ne sapeva nulla così come il centro territoriale operativo di Cosenza. Sa cosa mi hanno detto? Che per gli insegnanti ancora non c’è una data per le vaccinazioni in Calabria e di richiamare alla fine della prossima settimana. E intanto io che faccio? Chi mai me la invierà questa benedetta circolare?».

Il database immaginario

E la domanda è anche un’altra: come farà la Regione Calabria a prenotare un numero congruo di vaccini se nessuno riesce a sapere quali sono gli insegnanti di ruolo che lavorano in altra sede? Per avere queste cifre si dovrebbero attaccare al telefono e raccogliere i dati da tutti i Provveditorati d’Italia, insomma fare un report regione per regione, ma un database del genere non esiste. Insomma una regione come la Calabria, che ha un numero altissimo di insegnanti fuori sede, pagherà lo scotto maggiore. E intanto Armando e gli altri resteranno tra color che son sospesi.