Marlane 2, si scava nella fabbrica dei veleni alla ricerca della verità

Le nuove perizie andranno avanti fino a fine mese. Le indagini sono state disposte dal gip nell'ambito di una nuova inchiesta sul presunto nesso tra le patologie tumorali degli ex dipendenti e l'utilizzo dei materiali

115
di Francesca  Lagatta
8 settembre 2018
20:51

Dopo appena tre giorni dall'inizio delle nuove indagini ambientali disposte nell'ambito del secondo processo Marlane, negli ambienti si tirano già le somme. Stando a quanto trapelato in queste ore, i nuovi scavi e i carotaggi (la tecnica di campionamento nel sottosuolo con perforazione di pozzi o sondaggi) riportano alla luce vecchie ombre sulla ex fabbrica tessile di Praia a Mare.

I ritrovamenti nell'ex fabbrica

In diverse zone del terreno sarebbero stati rinvenuti bidoni di plastica, bidoni di ferro arrugginiti, copricoperchi di ferro arrugginiti, piccoli dispositivi meccanici detti mandrini, dispositivi metallici detti tronchetti e persino due canali di scolo sotterranei. In altri punti, a una profondità di soli 50 centimetri, le pale meccaniche hanno lasciato intravedere una sorta di stratificazione del terreno. Secondo i periti quei materiali sulle pareti, misti a sabbia, potrebbero essere i fanghi di cui parlavano alcuni ex operai che in più occasioni avevano confessato di aver ripetutamente sversato i liquami nelle buche sotterranee. I fanghi sarebbero stati destinati allo smaltimento nel depuratore ma, secondo quelle testimonianze, gran parte degli stessi sarebbe stata nascosta nell'area antistante la fabbrica.


Esattamente come disposto dal Gip di Paola Maria Grazia D'Elia, le gru stanno perforando il terreno in profondità cominciando dalla zona del depuratore dell'ex fabbrica, costruito nel 1972, quando ancora il proprietario dello stabilimento tessile era il colosso Eni, per poi spostarsi nei terreni nel lato confinante con Tortora. Pertanto, parte dei terreni interessati ai campionamenti ricade nell'area acquisita dal Comune di Praia a Mare nel 2015 tramite la cessione di un'area di circa 25mila metri da parte dei Marzotto, avvenuta tramite una compravendita simbolica di soli € 1000,00.

La nuova indagine

La finalità di questa nuova indagine, com'è scritto chiaramente nelle carte della procura, non è dimostrare il disastro ambientale, già ampiamente accertato, ma provare il presunto nesso tra le numerose patologie tumorali degli ex operai e i materiali utilizzati nel corso degli anni per la lavorazione dei tessuti.

 

LEGGI ANCHE:

GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top