NOMI | Tra i 17 indagati figurano soggetti sottoposti a misure cautelari o condannati anche per reati di mafia. Disposto sequestro preventivo per un valore totale di oltre 114mila euro (ASCOLTA L'AUDIO)
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Diciassette persone residenti nella provincia di Vibo Valentia sono indagate perché avrebbero percepito indebitamente il reddito di cittadinanza. Nei loro confronti, il Gip del Tribunale di Vibo Valentia - su richiesta della locale Procura guidata da Camillo Falvo - ha emesso questa mattina un decreto di sequestro preventivo per un valore totale di oltre 114mila euro. Il decreto giunge a seguito degli accertamenti svolti dai militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro finalizzati a verificare la regolarità della fruizione del reddito di cittadinanza.
False dichiarazioni
Gli indagati avrebbero reso false dichiarazioni all’atto della richiesta, omettendo di comunicare informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca entro i termini previsti, durante l’erogazione delle somme. Il sequestro, per un totale di 114.262 euro eseguito oggi dagli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Catanzaro, è stato notificato ai soggetti ritenuti responsabili del reato di cui all’art. 7 decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, i quali avevano richiesto e ottenuto il sussidio economico.
Indagati e pregiudicati
Più in particolare, è stato rilevato che i beneficiari, all’atto di presentazione della domanda o durante l’erogazione del beneficio, avevano omesso di comunicare di essere sottoposti a misura cautelare personale, anche a seguito di convalida dell’arresto o del fermo, ovvero avevano omesso di comunicare la loro condanna definitiva intervenuta nell’arco dei dieci anni dalla richiesta del beneficio o che alla condanna o alla misura cautelare era stato sottoposto un loro familiare. Tra gli indagati figurano soggetti che all’atto dell’inoltro della domanda alla sede dell’Inps o comunque durante l’erogazione del beneficio erano stati sottoposti a misure cautelari personali o condannati per reati particolarmente gravi, quali associazione di tipo mafioso, estorsione, rapina, violazione di norme in materia di armi e sostanze stupefacenti.
Rinascita Scott
In particolare, tra i 17 indagati sono stati individuati anche quattro esponenti di cosche di ‘ndrangheta operanti nel vibonese, tratti in arresto nel dicembre 2019 nell’ambito dell’operazione denominata Rinascita-Scott istruita dalla Dda di Catanzaro. Uno di loro è Antonino Barbieri, cognato del boss di Zungri, Giuseppe Accorinti, e fratello di Francesco Barbieri, ritenuto al vertice della ‘ndrina di Cessaniti. Gli altri tre sono Antonino Lo Bianco e Sergio Gentile, ritenuti contigui al clan Lo Bianco-Barba di Vibo Valentia, nonché Gaetano Loschiavo, ritenuto affiliato al clan Bonavota. Dalle indagini condotte dalla Guardia di Finanza di Catanzaro, è emerso che l’importo complessivo indebitamente riscosso dai citati quattro indagati ammonta a 23.496,64 euro.
Tutti gli indagati
Fanno parte dei restanti indagati colpiti dall’odierno provvedimento di sequestro anche altri soggetti coinvolti nell’operazione “Rinascita-Scott” ovvero loro familiari conviventi. Tra le persone coinvolte vi sono anche un soggetto ritenuto responsabile di aver ceduto un’arma ad Arena Bartolomeo, esponente della ‘ndrina Ranisi operante nel territorio di Vibo Valentia, e un altro che avrebbe contribuito a nascondere l’arma utilizzata per il ferimento del fratello. In particolare, gli indagati sono Cinzia De Vito, Vincenzo Lacquaniti, Rosario Antonio Romano, Daniela Morgante, Giuseppe Lo Bianco, Ilenia Pettè, Nicola D'Urzo, Antonino Barbieri, Giuseppina Greco, Anna Maria Paino, Gaetano Loschiavo, Sergio Gentile, Antonino Capomolla, Simona Casuscelli, Claudia Mazzitelli, Francesca Burzì, Antonino Lo Bianco.