Un’oasi sulla spiaggia di Piedigrotta, a Pizzo. Un luogo che diventa incantato, quasi magico per chi, disabile, non può trovare altrove lo stesso confort, gli stessi servizi, ma soprattutto lo stesso amore e la stessa dedizione dei volontari dell’associazione Artigianfamiglia, che dal 2006 si occupa principalmente dell’inclusione dei soggetti con disabilità di ogni tipo e di ogni età. Dal 2016, grazie alla generosità della famiglia Malferà che ha donato gratuitamente lo stabilimento balneare, sull’omonima spiaggia è stato possibile realizzare il “Malferà beach”, una vera e propria oasi per persone diversamente abili e loro famiglie completamente fruibile e accessibile «senza barriere architettoniche e mentali», spiega Carmensissi Malferà, presidente dell’associazione

 

Ma oggi una sventura si abbatte sul sodalizio e sui suoi ospiti e amici. Succede che si verifica una piccola frana di qualche metro sulla parte superiore dell’area di pertinenza del Malferà beach, la cui superficie totale è 1500 metri quadrati. Ma il Comune, attualmente guidato da una commissione prefettizia, anziché disporre la messa in sicurezza dello stretto necessario, pensa bene di chiudere tutta la zona e addirittura di sgomberare i locali. Una soluzione definita dai diretti interessati «inaccettabile».

 

Specie se si considera che la struttura offre - gratuitamente - «parcheggio, docce, servizi igienici, ombrelloni, spiaggia pulita, area pic-nic all’ombra su terrazzo sul mare, uso di sedie job, passerella per arrivare direttamente in acqua, laboratori creativi e musicali, serate a tema culturali, celebrazione santa messa la domenica», tutte cose che rendono il Malferà beach «un piccolo paradiso sul mare, pieno di gioia e carità cristiana».

 

L’amarezza è tanta, nelle parole di Carmensissi. «Il Comune di Pizzo si trova un gioiello sul suo territorio senza aver dovuto spendere un euro, anzi. A tutte queste cose belle però si aggiungono dalla sua apertura: furti, atti vandalici, una pulizia della spiaggia da parte di mezzi comunali che si ferma ai nostri confini, e non si capisce perché, per finire con frane di terra riportata e materiale di risulta che hanno distrutto la sala della mensa dei poveri, cappella della Madonna, sala feste e cineforum (la prima dicembre 2017); bagni normali e dei disabili (seconda frana 30 marzo 2020); allagamenti continui nella zona cucina e sala laboratorio dovuti alla troppa e continua irrigazione delle piante e al guasto un giorno sì e l’altro pure della cisterna raccolta acqua (ovviamente messa sulle nostre teste abusivamente)». Il sodalizio lancia accuse precise, ritiene che alcuni confinanti abbiano realizzato opere abusive che danneggiano il Malferà beach.

 

«Siamo in Calabria, le cose belle e gratis non piacciono. I disabili non piacciono. Gli onesti non piacciono». Lo sconforto è enorme: «Mi meraviglio del silenzio tombale delle istituzioni! Mi meraviglio dell’assenza dello Stato! Mi meraviglio ancora come nel 2020 il fare mafioso abbia la meglio su un piccolo centro gratuito per disabili al mare senza che nessuna delle istituzioni si indignasse un po’. Malgrado le due frane subite - aggiunge Carmensissi Malferà - e gli allagamenti costanti, non abbiamo mai visto nessuno che venisse ad aiutarci, neanche la Protezione civile... Eppure Artigianfamiglia e i suoi volontari sono stati sempre presenti a spalare nelle varie emergenze e disastri. E dopo tutto ciò il Comune non volendo o non potendo intervenire sulle frane causate volontariamente, emette un’ordinanza di interdizione e sgombero dei locali su tutta la proprietà Malferà. Risultato? Malferà beach chiuso e niente mare per i disabili». E sconfitta per tutti, a cominciare da quello Stato che in situazioni simili si dimentica di stare dalla parte dei cittadini.