Nell’estate del 2019, un blitz dei carabinieri portò all’esecuzione di una ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari nei confronti di 4 persone, ritenute a vario titolo coinvolte in due piazze di spaccio nel territorio di Nocera Terinese. Secondo le indagini venivano scoperte due distinte piazze di spaccio, divenute riferimento nel comune costiero di Nocera Terinese. Tra febbraio e maggio 2019, infatti, i carabinieri della Compagnia di Lamezia, documentavano, a seguito di complesse indagini, la loro esistenza. Marijuana e cocaina il core business dei due distinti gruppi che, senza rivalità, si erano divisi la clientela proveniente da tutto il litorale.

Tra gli indagati, destinatari della misura cautelare anche Francesco Vaccaro, 53 anni, tratto in arresto nell’agosto del 2019, prima agli arresti domiciliari e poi, a seguito di aggravamento, in custodia cautelare in carcere. Allo stesso Vaccaro, fu successivamente applicata anche la misura custodiale, contestandogli il reato di estorsione consumata. Nel novembre del 2019, il gip di Lamezia Terme, a seguito di giudizio abbreviato, condannava Francesco Vaccaro alla pena di 4 anni e 9 mesi di reclusione sia per la violazione della legge sugli stupefacenti che per il resto di estorsione.

Nell’ottobre del 2020, la Corte di Appello di Catanzaro, confermò la condanna del gip di Lamezia Terme, dichiarando inammissibile l’appello di Vaccaro. Ma, ieri, la Suprema Corte di Cassazione, Quarta Sezione Penale, accogliendo integralmente le deduzioni difensive dell’avvocato Antonio Larussa, annullava senza rinvio la sentenza di condanna, disponendo la trasmissione degli atti ad altra sezione della Corte di Appello che dovrà nuovamente vagliare la posizione del Vaccaro Francesco, nel frattempo tornato completamente in libertà.