Emergono ulteriori particolari sulla vicenda che ha portato al sequestro preventivo a Cosenza. Intanto il comune pensava proprio lì di allestire un cinema all'aperto
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L’Amministrazione comunale immaginava di allestire in Piazza Bilotti un cinema all’aperto da inaugurare dopo la fine del lockdown.
Per il momento però, dovrà accantonare questa idea perché le tempistiche del ricorso già preannunciato per ottenerne il dissequestro, potrebbero rivelarsi piuttosto dilatate.
Parte di un più ampio procedimento
Il Giudice per le Indagini Preliminari di Catanzaro, ha deciso di interdire il transito anche pedonale sulla vasta area situata nel punto nevralgico del capoluogo bruzio, accogliendo la richiesta della Procura Distrettuale, impegnata in una più articolata indagine sulla realizzazione dell’opera. Indagine di cui i presunti reati commessi per conseguire il certificato di collaudo, rappresentano solamente una parte.
Perché indaga la Procura di Catanzaro
La competenza ricade tra quelle della Distrettuale guidata da Nicola Gratteri, risultando tra gli indagati anche Giorgio Ottavio Barbieri, titolare della Barbieri Costruzioni società capogruppo dell’Ati aggiudicataria dell’appalto. A Barbieri la Procura continua a contestare l’aggravante del metodo mafioso ritenendolo contiguo alla cosca Muto di Cetraro.
La valutazione del Gip
Sulla base degli elementi probatori forniti dall’accusa, il Gip Gabriella Logozzo ritiene «concreto e attuale il rischio che dalla libera disponibilità dell’immobile derivi un pericolo per la pubblica incolumità determinato dall’apertura della piazza e quindi dal suo utilizzo, pur in presenza di difetti sulle saldature delle travi che la compongono». Motivo per il quale accoglie le richieste del Pm disponendo il sequestro preventivo di Piazza Bilotti.
Il tassello mancante
C’è però un tassello mancante: nessuno in questi tre anni e mezzo, e la Procura ne aveva facoltà, si è preso la briga di andare a verificare di persona se le travi di sostegno poste sopra il museo multimediale, secondo l'accusa a dicembre del 2016 non avevano i requisiti per consentire il rilascio del certificato di collaudo, siano effettivamente in condizioni tali da mettere in pericolo la pubblica incolumità. Ma c’è anche un altro aspetto della vicenda a mettere i brividi.
Intervento tardivo
Anche ammesso che le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche su cui si fonda l’accusa, acquisite nel dicembre del 2016, siano state lette e valutate come penalmente rilevanti soltanto a svariati mesi di distanza, la richiesta di sequestro avanzata dagli organi inquirenti appare comunque gravemente tardiva, considerando che l’ultimo grande evento ospitato in Piazza Bilotti, il concerto di Mahmood, si è svolto nel settembre 2019 e cioè in un momento nel quale le indagini avevano già messo a nudo gli elementi che la Procura ritiene siano prova delle irregolarità commesse per ottenere il certificato di collaudo. È stata quindi consentito lo svolgimento di una manifestazione potenzialmente rischiosa senza battere ciglio.
Le condotte illecite
Nel complesso, per questa parte di inchiesta denominata Piazza Sicura, i capi di imputazione sono otto, cinque dei quali direttamente connessi al sequestro di Piazza Bilotti.
Le irregolarità, secondo la ricostruzione dell’accusa, sarebbero scaturite dalla duplice necessità manifestata dal sindaco Mario Occhiuto, di inaugurare lo spazio il 17 dicembre e di ospitarvi poi il concerto di Capodanno di Alvaro Soler.
La cerimonia di inaugurazione
Mario Occhiuto, secondo la ricostruzione della Procura, aveva ordinato al direttore dei lavori Francesco Tucci di «mettere le carte a posto» e comunque di arrivare all’obiettivo di aprire la piazza il 17 dicembre. A norma di legge si trattava di una impresa impossibile, mancando il collaudo dell’opera. L’escamotage messo a punto da Tucci, insieme alla figlia Paola, sua collaboratrice, al Rup Francesco Converso e al collaudatore Antonino Alvaro è stato allora quello di depositare al Comune di Cosenza una relazione di struttura ultimata, propedeutica alla redazione di un verbale di consegna anticipata dell’opera. Tutti però erano consapevoli che la relazione non fosse veritiera, mancando ancora una scala ed altri elementi come, ad esempio, le prove di serraggio dei collegamenti bullonati.
Anche il sindaco sapeva
Dalle intercettazioni telefoniche contenute negli atti, si evince come Francesco Tucci avesse messo al corrente Mario Occhiuto dell’artifizio: «Presento una dichiarazione incompleta perché l’impresa non è in grado di darmi tutti i documenti» dice Tucci al sindaco per il quale l’importante è riuscire ad avere le carte in regola per l’inaugurazione di sabato 17 dicembre. Tra le altre cose, nella relazione veniva indicato un allegato contenente le prove di carico sui serraggi. Allegato in concreto mancante poiché tali prove sarebbero state eseguite soltanto il successivo 27 dicembre.
Il verbale di consegna anticipata
Questa documentazione ha consentito di ottenere il via libera della Questura per aprire la piazza sulla base di un verbale di consegna anticipata dell’opera redatto da Tucci e dal collaudatore Alvaro, contenente perà il divieto, per la sola superficie di copertura dell’area museale, di svolgere manifestazioni tali da «indurre alla struttura sottostante carichi dinamici o azioni dinamiche ripetute». In pratica, in questa specifica zona non bisognava saltare o ballare.
Serviva il collaudo
L’inaugurazione è così avvenuta senza il collaudo statico, condizione invece perentoria per legge proprio nei casi di consegna anticipata delle opere. Circostanza non sfuggita al senatore Nicola Morra che nei giorni successivi avrebbe presentato sul tema una interrogazione parlamentare. Proprio la mancanza del collaudo crea grande apprensione in vista della manifestazione di Capodanno. I tempi sono risicati e per ottenere il via libera bisogna testare le saldature delle travi poste sopra l’area del museo multimediale.
Le famigerate travi
Si tratta di tre travi di acciaio di oltre 21 metri di lunghezza ciascuna per testare le quali era stata interpellata la NGT Test srl. L’esame, iniziato il 20 dicembre, aveva però evidenziato una serie di difetti nelle saldature: in molti punti andavano rifatte ma ciò avrebbe comportato almeno due settimane di lavoro, mandando all’aria lo svolgimento dello spettacolo della notte di San Silvestro.
Il declassamento
Per ottenere il via libera dalla NGT si è ricorso, anche in questo caso, secondo la Procura, ad un comportamento illecito: il progettista della trave ha fornito un documento retrodatato al 14 gennaio 2016 nel quale dichiarava, per l’esame visivo delle travi, il livello di accettabilità meno restrittivo classificato con lettera D. Fino a quel momento era stato considerato il livello C. La NGT sul parametro C si era espressa negativamente, Sul parametro D ha dato il via libera consentendo a Francesco Tucci di ottenere da Alvaro il sospirato certificato di collaudo in tempo per Capodanno.
Gli altri reati
Ci sono poi altri tre capi di imputazione sempre legati all’appalto di Piazza Bilotti, che però esulano dalla questione del collaudo. Uno vede indagati Mario Occhiuto, Francesco Tucci, Giorgio Ottavio Barbieri e l’ingegnere della Barbieri Costruzioni Gianluca Guarnaccia. Secondo i magistrati, pur avendo tutti contezza che il cantiere era in grave ritardo, hanno attestato falsamente il rispetto del cronoprogramma per ottenere dalla Regione il finanziamento delle opere complementari, utilizzato in realtà per la prosecuzione dei lavori relativi all’opera principale.
L’affidamento sottosoglia
Occhiuto, il dirigente comunale Carlo Pecoraro e Francesco Tucci sono poi indagati per un incarico da 39mila euro affidato sotto soglia allo stesso Tucci per la progettazione esecutiva e direzione dei lavori di pavimentazione di un tratto di Corso Mazzini. In particolare la Procura ritiene che i tre soggetti si siano accordati per mantenere l’importo dell’affidamento sotto i quarantamila euro per evitare di dover ricorrere ad una selezione tra almeno cinque professionisti.
L’ispettore infedele
Vi è poi un capo di imputazione per il reato di rivelazione del segreto d’ufficio che vede indagati l’ispettore del lavoro Raffaele Antonio Ferraro ed il consulente del gruppo Barbieri Pasquale Torchia. Il dipendente dell’ufficio pubblico, nel febbraio del 2016, dopo aver saputo di un imminente controllo che sarebbe stato operato sul cantiere dei lavori di Piazza Bilotti, avvertiva Torchia ponendo così l’impresa nelle condizioni di eliminare eventuali irregolarità.