La Corte d'appello commina tre anni di carcere a Domenico e Michele Moio ma fa cadere l'aggravante per l'ingente quantità e vengono mandati ai docimiliari
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Erano stati arrestati nel febbraio dello scorso anno perché accusati di essere i proprietari di una piantagione di 300 piante di marijuana. Nei giorni scorsi, la Corte di appello di Reggio Calabria ha fatto cadere l’aggravante dell’ingente quantità nei confronti di Domenico Moio e di suo figli Michele, riducendo la condanna che gli era stata comminata in primo grado. In virtù della decisione dei giudici di secondo grado, i due uomini di Oppido Mamertina sono stati mandati a domiciliari.
La Corte d’appello ha accolto le richieste dei difensori dei Moio, gli avvocati Pasquale Loiacono e Antonio Attinà, firmoando la sentenza emessa lo scorso mese di giugno dal gup del tribunale di Palmi per mezzo della quale padre e figlio del centro aspromontano erano stati entrambi condannati a quattro anni e mesi sei reclusione.
I due erano stati arrestati dai carabinieri di Oppido Mamertina nel febbraio del 2019 e condannati dal gup di Palmi per il reato di coltivazione di sostanza stupefacente aggravata dall’ingente quantità. La Corte d'Appello di Reggio Calabria ha prima riformato la sentenza di primo grado escludendo l’aggravante e riducendo le pene e poi ha degradato la massima misura cautelare concedendo ai Moio gli arresti domiciliari.