Francesco Massara, presidente dell’ordine dei veterinari e dirigente della sanità animale dell’Asp di Vibo illustra le misure di prevenzione da adottare
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Una nuova minaccia incombe sugli allevatori calabresi. E’ la peste suina africana. Un virus che colpisce i suini domestici e selvatici. L’infezione provoca la morte degli animali ma non è trasmissibile all’uomo. Il virus partito dalla Cina un anno fa è già arrivato in Italia.
Diversi i focolai registrati in alcune zone della Liguria e del Piemonte. L’allerta è dunque massima. A Vibo Valentia l’Asp ha sottoscritto un protocollo indirizzato alle aziende. Il documento prevede una serie di misure di prevenzione che riguardano le operazioni di trasporto e di movimentazione degli animali.
«Bisogna adottare tutte le misure per impedire la veicolazione di un virus che se dovesse arrivare da noi, provocherebbe gravi danni all’economia del territorio. La peste suina – chiarisce – non si trasmette all’uomo ma in caso di animali infetti bisogna abbattere tutti i capi».
Il virus è molto contagioso e può resistere alcune settimane nella carne refrigerata e molti mesi in quella congelata, può ritrovarsi nei prosciutti ed insaccati dopo brevi periodi di stagionatura.
Il titolare dell’azienda agricola di Dasà non nasconde la preoccupazione per un virus che minaccia la sua storica attività. «Stiamo adottando tutte le misure per impedire il contagio», spiega Giuseppe Altamura.
Il medico veterinario ribadisce come non ci siano rischi per l’uomo: «Abbiamo stipulato il protocollo per mettere in allerta tutti gli allevatori di suini, ma anche per chiedere alla popolazione di segnalare tempestivamente ai nostri uffici l’eventuale presenza di cinghiali morti».