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Nuova tranche del processo Perseo nel tribunale di Lamezia Terme. Ieri a comparire sono stati due imputati molto attesi. Prima Guglielmo Capo, camorrista che visse per un periodo nella città della Piana dove si nascose godendo della protezione del clan Giampà, e poi Vincenzo Vasile, accusato di sette omicidi di cui è reo confesso. Nell’udienza di ieri Vasile si è concentrato sul meccanismo delle truffe assicurative messo in moto dalla cosca, raccontando di come lui stesso vi avesse partecipato nelle vesti di ferito e di come avesse goduto dei favori di un noto ortopedico lametino, Giuseppe Petronio, anche egli imputato nel processo.
Vasile è conosciuto come il killer della cosca, la mano che doveva premere il grilletto, agire. Lui stesso ha ammesso di essere tenuto fuori dagli affari interni al clan e di non sapere nemmeno da dove provenissero le armi che gli venivano procurate. A volte anche i moventi sarebbero stati a lui sconosciuti. Unico comune denominatore a lui noto tra le varie indicazioni dategli sarebbero state le rivalità tra cosche.
Fino al momento dell’arresto, Vasile, che lavorava in una ditta e non aveva mai dato sfoggio di denaro, era sconosciuto a molti come criminale. La stessa moglie affermò di essere ignara di tutto e chiese l’annullamento del matrimonio alla Sacra Rota ribadendo di non avere mai capito di avere accanto un killer.