Permessi all’assassino di Fabiana, il padre: «Le istituzioni accanto a noi»

In una lettera il papà della 16enne accoltellata e bruciata ancora viva dal fidanzato ha ringraziato quanti gli sono stati vicini ma dice: «Lo stesso non possiamo dire del nostro sindaco e la sua giunta, dai quali non abbiamo ricevuto né una telefonata né una visita»

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di Redazione
17 ottobre 2019
13:38
Fabiana Luzzi
Fabiana Luzzi

Mario Luzzi, papà della 16enne Fabiana, accoltellata e bruciata ancora viva dal fidanzato, con una lettera aperta inviata all'Ansa, ha ringraziato le istituzioni e quanti gli hanno dimostrato vicinanza dopo la protesta per i permessi premio concessi all'assassino della figlia.
«Mi accingo ancora una volta a scrivere una missiva - afferma - malgrado il nostro stato emotivo sia massacrato, per portare a conoscenza dell'opinione pubblica come il fatto gravissimo dei permessi premio concessi all'assassino di Fabiana abbia colpito le coscienze e l'anima di tutti quelli che ne sono venuti a conoscenza. Da parte di tutta la famiglia di Fabiana vogliamo esprimere un sentito e affettuoso ringraziamento a tutte le istituzioni che si stanno adoperando contro questa ingiustizia. A questo riguardo, lo scorso 15 ottobre, siamo stati invitati in forma privata al palazzo del Parlamento dal deputato Mara Carfagna e al palazzo del ministero della Giustizia dal ministro Alfonso Bonafede, rimasti anche loro sbalorditi e atterriti dai fatti avvenuti. Siamo rimasti profondamente colpiti dalla sensibilità e umanità mostrata nei confronti di Fabiana e della nostra famiglia. Siamo desiderosi - si legge ancora nella lettera - di esprimere un grazie per quello che hanno fatto e per quello che faranno in merito alla vicenda in questione. Ringraziamo inoltre tutte le persone che con telefonate, messaggi e visite, hanno voluto dimostrarci la loro vicinanza e solidarietà.
Chi invece non possiamo ringraziare é il nostro sindaco e la sua giunta comunale, dai quali non abbiamo ricevuto né una telefonata né una visita privata o pubblica. Concludo con un saluto affettuoso e ribadisco che mi batterò fino alla morte per il bene e la dignità di ogni donna».

 


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