Rimangono il pericolo di fuga e le medesime condizioni che hanno determinato altre due sentenze in cui è stata respinta la richiesta di scarcerazione. Queste le motivazioni addotte dalla pm della Procura di Crotone Multari e confermate nel pronunciamento del presidente del collegio giudicante D’Ambrosio nel negare la riqualificazione della misura restrittiva. Maysoon Majidi, attivista iraniana accusata di essere una scafista, resta in carcere. I suoi avvocati difensori avevano chiesto la concessione degli arresti domiciliari nella sede dell’associazione di volontariato Sabir di Caccuri.

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Majidi ha letto un toccante appello nel corso dell’udienza: «Quando sbarcai a Crotone pensai di essere salva, invece è iniziato il mio personale incubo: 150 euro e il telefonino usato solo per rassicurare la famiglia che eravamo salvi diventano armi per accuse assurde. Più di altre 70 persone erano nelle mie stesse condizioni».

«Io e mio fratello abbiamo fatto questo viaggio per salvarci la vita ed essere liberi in Europa» ha detto dopo aver raccontato le fasi della traversata dalla partenza, «avvenuta il 26 dicembre non il 25 come dice il pm». Ha raccontato di essere rimasta sempre sottocoperta e di aver chiesto di salire per un malore: «Ho iniziato a litigare con una donna che prima di partire aveva preso a tutti i cellulari. A quel punto ho detto che quando saremo arrivati li avrei denunciati alla polizia italiana perché ci stavano maltrattando. Questo ha scatenato antipatia e odio nei miei confronti da parte di chi stava in coperta. La mia minaccia di denuncia probabilmente ha dato agli altri una immagine distorta di me e per questo hanno pensato che dovessi essere incolpata».

Dopo aver sentito il giudice negarle i domiciliari, Maysoon, piangendo, ha chiesto al Tribunale di poter mostrare due foto che, a suo dire, la scagionerebbero. In una si vedono lei ed il fratello sottocoperta, nell'altra una donna vicino allo scafista. «Questa - ha detto - è quella che mi ha preso il cellulare. Mi si incolpa di essere una scafista ma si vede che la persona vicina al capitano è un'altra. Io e mio fratello eravamo sotto e ci vediamo nel video».

 Nelle prossime udienze - fissate per 18 settembre, 1 ottobre, 22 ottobre e 5 novembre – altre testimonianze e scambi di informazioni tra Guardia di finanza e altre forze di polizia potranno essere depositate per chiarire i contorni della questione attorno a cui si scontrano le tesi di accusa e difesa.