’Ndrangheta nella Sibaritide

Duplice omicidio Scorza-Hedhli, per la Dda di Catanzaro il movente è ancora sconosciuto

I magistrati antimafia non ritengono sufficienti gli elementi riferiti dal testimone di giustizia Paolo Cantore per sostenere che il pluripregiudicato cassanese si fosse rifiutato di presentarsi da un boss e per questo sia stato ucciso

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di Antonio Alizzi
19 luglio 2024
12:45

Il movente del duplice omicidio di Maurizio Scorza e della compagna Hanene “Elena” Hedhli, rimane sconosciuto. Nell’ultima ordinanza cautelare, quella firmata dal gip Arianna Roccia nei confronti di Francesco Faillace, emerge un racconto de relato del testimone di giustizia Paolo Cantore, nella parte in cui il meccanico di Cassano Ionio dice di aver appreso alcune circostanze da soggetti legati ai Forastefano.


Il punto di ripartenza

Scorza si sarebbe rifiutato in precedenza di recarsi da un boss di Sibari e quindi al termine di una lite, avvenuta nella masseria cassanese di Francesco Adduci, sarebbe stato ucciso da due persone. Un killer si è occupato di sparare contro il pluripregiudicato mentre era in piedi da una distanza di circa 50 centimetri, l’altro si è avvicinato alla Mercedes della principale vittima, togliendo la vita alla fidanzata del trafficante di droga.

Dalle carte dell’inchiesta infatti vengono a galla elementi diversi che la Dda di Catanzaro ha sottolineato nel richiedere la misura cautelare della custodia in carcere per Francesco Faillace, già detenuto a Civitavecchia per l’operazione antimafia “Athena". In sostanza, la causale del duplice assassinio resta oscura. Che tradotto, può significare una cosa: gli investigatori non credono che Scorza dovesse presentarsi al cospetto del soggetto di rilievo della ‘ndrangheta locale. Ma si attengono agli indizi concordanti e univoci che dal loro punto di vista permettono di aprire un nuovo scenario investigativo nella Piana di Sibari. Non solo. Gli inquirenti non credono neanche al colpo partito per sbaglio ma ritengono che l'assassinio sia stato premeditato. Insomma, un piano studiato nei minimi dettagli.

Quel Suv "amico"

Questo convincimento si basa sull’attività tecnica posta in essere senza soluzione di continuità dal 5 aprile 2022 in poi nei confronti di diversi soggetti potenziali partecipi della mattanza mafiosa avvenuta tra Cassano e Castrovillari. Le certezze, secondo gli inquirenti, sono tante e hanno consentito di avere un giudizio positivo di gravità indiziaria per Faillace. Quest’ultimo, sostengono gli inquirenti, se avesse voluto incontrare Scorza per parlare in modo pacifico, non avrebbe avuto interesse a chiedere un mezzo diverso dal suo, in particolare un Suv conosciuto dal pluripregiudicato cassanese che sapeva chi fosse Paolo Cantore. Un personaggio che non temeva.

Lo stesso testimone di giustizia nella prima parte dell’inchiesta sarebbe stato reticente, “preparandosi” una ricostruzione alternativa fornita poi alla moglie qualora fosse stata chiamata dai carabinieri. Investigatori e inquirenti si soffermano su altri dettagli. A partire dalla sentenza di condanna di Francesco Adduci e dal fatto che Faillace abbia chiesto in “prestito” il Suv a Cantore, recandosi nella sua officina, e altri elementi, come il viaggio del cassanese in Spagna, con l'obiettivo di iniziare una nuova vita. Ora l’interrogatorio di garanzia, poi il Riesame.

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