Una lettera di minacce sarebbe stata recapitata nella località protetta in cui si trova dal collaboratore di giustizia Giuseppe Liperoti, ex tesoriere della cosca Grande Aracri di Cutro. L'episodio è emerso durante l'ultima udienza del processo d'appello scaturito dall'inchiesta "Kyterion" condotta contro le cosche di 'ndrangheta del crotonese.

 

Liperoti, collegato in video conferenza, ha detto di non sentirsi più sicuro nella località protetta in cui vive, senza aggiungere altro. L'udienza è stata quindi sospesa. Il suo legale, Arnaldo Celia, ha poi informato dell'esistenza della lettera - in cui si intima al collaboratore di ritrattare le sue dichiarazioni - la Direzione distrettuale antimafia catanzarese che ha avviato accertamenti.

 

Nelle scorse settimane, un altro collaboratore di giustizia legato alla cosca Grande Aracri, Paolo Signifredi, commercialista, ritenuto dagli investigatori uomo di fiducia del boss Nicolino Grande Aracri, era stato aggredito nella località protetta in cui vive e la circostanza emersa nel processo, che si svolge a Reggio Emilia, su una frode fiscale da 130 milioni di euro, che ha come imputato Massimo Ciancimino, figlio di Vito, ex sindaco di Palermo.